Gaza/2. Appello del Consiglio delle chiese USA e del CEC per l’immediato cessate il fuoco

Roma (NEV), 23 luglio 2014 – Il presidente del Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli Stati Uniti (NCCCUSA) Jim Winkler, ha espresso disappunto e profonda tristezza per l’invasione di Gaza da parte di truppe di terra israeliane. Dopo avere con forza condannato l’uso della violenza da entrambe le parti, in un comunicato stampa dello scorso 18 luglio, Winkler ha dichiarato: “Né l’invasione israeliana di Gaza né il lancio di missili contro Israele porteranno alcuna soluzione al conflitto. Questa spirale di violenza va spezzata. Tuttavia, appare chiaro che nessuna delle due parti possiede il coraggio, la fede o l’immaginazione necessari per imprimere una svolta positiva e pacifica al conflitto. Troppi palestinesi e troppi israeliani sono prigionieri della logica controproducente per cui la violenza va affrontata con altra violenza per garantire la sicurezza futura. Continuo a pregare affinché la Parola di Dio venga ascoltata in una terra che consideriamo santa, e che la pace di Dio alla fine prevalga”.

Un appello per l’immediato cessate il fuoco è giunto anche dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). In un comunicato stampa dello scorso 22 luglio, il segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit ha espresso profondo dolore per “la devastazione umana” in atto sui due fronti, sottolineando “il numero sproporzionato di vittime civili palestinesi, incluse donne e bambini”. Tveit ha richiamato entrambe le parti “ad attenersi agli obblighi definiti dalle leggi umanitarie e sui diritti umani”. La pace in Palestina e Israele, ha concluso Tveit, “giungerà solo attraverso il ristabilimento della compassione tra esseri umani, la ricerca di un cammino comune verso la giustizia e la pace, e la creazione di solide basi affinché le future generazioni di israeliani e palestinesi possano vivere fianco a fianco in pace”.

Il NCCCUSA e il CEC sostengono entrambi la ripresa dei colloqui di pace in vista della costituzione di due nazioni, la fine del blocco di Gaza, e la possibilità di azione immediata per gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.