3 ottobre. A Lampedusa con Mediterranean Hope partner ecumenici internazionali

La testimonianza di una coppia siriana arrivata a Torino con i corridoi umanitari da Beirut

Nazem e Waad, una coppia di rifugiati siriani arrivati con i corridoi umanitari (Foto: nev)

Lampedusa, Agrigento (NEV), 5 ottobre 2016 – Commemorare i morti e restituire dignità ai vivi: questo il senso della presenza della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) a Lampedusa lo scorso 3 ottobre, triste anniversario del tragico naufragio in cui morirono 368 migranti a poche centinaia di metri dalle coste dell’isola, porta d’Europa. “Il nostro progetto sulle migrazioni ‘Mediterranean Hope’ nasce proprio qui 3 anni fa”, ha ricordato il pastore Luca Maria Negro, presidente FCEI, in una conferenza stampa svoltasi sull’isola dal titolo: “No alle morti in mare – sì ai corridoi umanitari”. “E l’idea di istituire dei corridoi umanitari, che hanno portato quasi 300 profughi siriani in Italia, è nata qui, scrutando il mare, quando ci siamo chiesti: ci deve pur essere un modo per far arrivare legalmente e in sicurezza chi ha diritto a chiedere asilo”, ha proseguito Negro sottolineando il carattere ecumenico del progetto pilota, portato avanti sin dai primi mesi di quest’anno insieme alla Tavola valdese e alla Comunità di Sant’Egidio, grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto con i Ministeri dell’Interno e degli Esteri il 15 dicembre 2015.
“Il 3 ottobre 2016, da Lampedusa, vogliamo lanciare due appelli – ha aggiunto Paolo Naso, coordinatore di “Mediterranean Hope” (MH) -. Al governo italiano chiediamo di aumentare la quota di mille persone fissata dal protocollo d’Intesa tra i Ministeri dell’Interno e degli Esteri e i promotori del progetto. Insieme abbiamo dimostrato che è possibile, insieme dobbiamo andare avanti. Invece, ai nostri partner ecumenici internazionali, alle chiese sorelle, agli altri paesi europei, diciamo: fatelo anche voi”.
A Lampedusa per l’occasione sono giunti dall’Olanda, dalla Spagna, dalla Germania, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti diversi esponenti di chiese ed organismi ecumenici, invitati a partecipare ad un workshop organizzato da Mediterranean Hope sui corridoi umanitari. Tra i partecipanti anche il vice-moderatore della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), pastore Alfredo Abad. Presenti per la FCEI anche la vice-presidente Christiane Groeben, Maria Bonafede e Silvana Ronco. Al workshop hanno preso parte anche due rifugiati siriani arrivati con i corridoi umanitari, Nazem e Waad. La giovane coppia che oggi vive a Torino ha rilasciato la propria testimonianza: “Siamo commossi di essere a Lampedusa per questo triste anniversario, perché al posto di quei naufraghi ci potevamo essere noi. Se non abbiamo preso il largo con il gommone del trafficante di turno è grazie a mia moglie che ha paura della barca – ha spiegato Nazem, aggiungendo: non si può fermare una persona che scappa da morte certa. Non le si può impedire di tentare di tutto pur di riprendersi la propria libertà. Chiudere le frontiere non serve: rende solo più pericolosa e costosa la via di fuga per chi scappa”. Nel pomeriggio del 3 ottobre la folta delegazione FCEI e i partner internazionali hanno partecipato alla celebrazione ecumenica organizzata per commemorare le vittime dell’immigrazione