Migranti. Lo strabismo dell’informazione

“Oltre i muri” è il titolo del recente Rapporto 2016 a cura di “Carta di Roma”, un’associazione promossa dall’Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della stampa per favorire una corretta informazione sulle migrazioni. Il volume, disponibile anche online, riassume un anno di informazione su un tema di eccezionale importanza: nel 2016, infatti, la presenza delle notizie in prima pagina sui quotidiani è cresciuta con 1.622 notizie dedicate al tema dell’immigrazione, 100 volte superiore rispetto al 2013, confermando il trend del 2015, che già allora registrava un aumento rispetto agli anni precedenti. “L’immigrazione come tema dell’anno”, potremmo dire, ed è un fatto oggettivo e difficilmente controvertibile.

Ciò che è problematico è, invece, il fatto che protagonisti di questi articoli non siano i migranti o chi lavora con loro ma i politici che utilizzano il tema migratorio per promuovere la loro agenda partitica: esponenti politici istituzionali italiani sono intervenuti in voce nei telegiornali di prima serata nel 33% dei servizi sull’immigrazione (2 punti in più rispetto all’anno scorso). Mentre gli interventi degli esponenti politici e istituzionali dell’Unione europea e degli stati europei sono pari al 23%. La voce di immigrati e rifugiati – notano i redattori del Rapporto – viene invece data solo nel 3% dei servizi (meno della metà rispetto all’anno precedente) e spesso i migranti sono interpellati direttamente in cornici narrative e contesti tematici negativi.

Potremmo sintetizzare affermando che l’immigrazione va in prima pagina, ma “senza gli immigrati”. Per riprendere un’espressione di Ilvo Diamanti, quelli sui giornali sono “immigrati senza volto”, cifre anonime che non hanno una storia, un’anima o un progetto. Potrebbe essere una scelta narrativa e di linguaggio e invece finisce per essere una strategia politica che sbilancia il dibattito pubblico sui “problemi derivati dall’immigrazione” e oscura le cause che la determinano. Difficile, poi, stupirsi dell’oceano di “espressioni d’odio” che – come si rileva nel Rapporto – dilaga sui social network e costruisce un’opinione pubblica reattiva e rabbiosa nei confronti dell’immigrazione e – quel che è più grave – degli immigrati che diventano capro espiatorio di una crisi con la quale hanno poco o nulla a che fare.

In questo quadro, un capitolo a sé merita il discorso sugli sbarchi che costituiscono il 43% delle titolazioni in prima pagina dedicate al tema migratorio. Fanno indubbiamente notizia, attraggono il lettore, si prestano facilmente a considerazioni preoccupate e talora allarmistiche. All’opposto diminuiscono le notizie sull’accoglienza – meno 20 punti percentuali – e cioè sull’azione congiunta di istituzioni e società civile che in Italia ha dato vita a uno dei più grandi sistemi integrati europei. Tra luci ed ombre, certo, ma con il risultato complessivo di oltre 170.000 migranti e richiedenti asilo che hanno ottenuto protezione in Italia. Nell’indifferenza e talora tra le critiche dell’Europa – dobbiamo aggiungere – che rafforza confini e barriere scaricando la pressione migratoria sui suoi partner geograficamente più esposti.

Il sistema dell’informazione denuncia ed enfatizza il problema – gli sbarchi – ma non documenta e non valorizza le soluzioni che si cercano e si costruiscono. Tra queste omissioni – notano i curatori del Rapporto – una delle più gravi è quella dei “corridoi umanitari” che l’Italia ha sperimentato con successo nel 2016 e che hanno consentito a 500 richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità di entrare legalmente e in sicurezza in Italia e di avviarsi in un percorso di integrazione che, in una fase iniziale, è a totale carico di espressioni della società civile che hanno promosso il progetto: la Tavola valdese, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e la Comunità di Sant’Egidio. Esperimento unico in Europa, citato alle Nazioni Unite e elogiato dal Parlamento Europeo, benedetto da papa Francesco e premiato da vari istituzioni nazionali e internazionali ma oscurato dalle prime pagine dei giornali italiani.

In conclusione, una stampa concentrata sul dramma dei “barconi” ma disattenta a ciò che c’è prima e dopo gli sbarchi; indisponibile a sottrarsi alla strumentalizzazione di politici che se ne servono per promuovere se stessi e i propri partiti; incapace di raccontare le persone e le odissee del XXI secolo. Strabica, più utile ad alimentare interpretazioni ideologiche che a raccontare fatti e storie. (nev-notizie evangeliche 51/2016)