Olanda: cristiani, liberali e verdi battono il populismo

Tiene il partito liberale del premier uscente Mark Rutte, il partito islamofobo di Geert Wilders guadagna il 2% ma non va oltre i venti seggi. Storico ritorno dei cristiano-democratici, che entreranno a far parte della maggioranza di governo. Il quadro disegnato dallo storico e teologo Jurjen Zeilstra, pastore della Chiesa protestante olandese

Mark Rutte, premier uscente e leader dei liberali olandesi, vincitori delle elezioni del 15 marzo

Roma (NEV), 16 marzo 2017 – “Dopo la Brexit e le elezioni americane, gli olandesi hanno detto un chiaro no al populismo”. È questo il commento a caldo di Mark Rutte, premier uscente e vincitore delle elezioni olandesi, nonostante il calo percentuale del suo “Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia” (PVV), che rispetto al 2012 in parlamento perde una decina di seggi. Un commento che colloca le elezioni del piccolo Stato olandese all’interno del momento vissuto dall’Europa e dall’Occidente; un risultato che arresta le ambizioni di governo del populista Geert Wilders, ma che vede il suo partito guadagnare altri 4 seggi e affermarsi come seconda forza politica del paese.

Secondo lo storico Jurjen Zeilstra, teologo e pastore della Protestantse Kerk in Nederland – la maggiore chiesa protestante d’Olanda – e membro consigliere del Consiglio delle chiese olandesi, in un sistema politico frammentato da 28 partiti, con un proporzionale puro che garantisce ampia rappresentatività ma obbliga a governi di coalizione, Wilders non poteva sfondare. “Da solo non poteva vincere – ha dichiarato Zeilstra ad Agenzia NEV – e tutti gli altri concorrenti avevano dichiarato in partenza che non avrebbero collaborato con lui alla nascita di alcun governo. L’unico pericolo era lo stallo, ma il primo partito rimane quello del primo ministro uscente”.

Al di là del fragoroso crollo dei labouristi, superati a sinistra dall’irresistibile ascesa dei partiti verdi, secondo Zeilstra meritano attenzione i risultati del partito dei Cristiano-democratici (CDA) e dei liberal del D66, di cui fuori d’Olanda non si è parlato, ma entrambi conquistatori di una ventina di seggi, al pari del populista Wilders. “E’ probabile che sia il CDA che il D66 entrino a far parte del nuovo governo – ha spiegato il pastore – ma si tratta di due partiti molto diversi tra loro: non affiliato né alle chiese protestanti né alla chiesa cattolica e tuttavia portatore di generici valori cristiani, nella seconda metà dello scorso secolo il CDA è stato a lungo il primo partito di centro e di governo. Il recupero di questo partito non è tanto dovuto ai suoi ‘valori cristiani’, ha più a che fare con un approccio solido, costruttivo e ragionevole dinanzi a diversi problemi quotidiani. Un altro discorso – ha proseguito Zeilstra – va fatto per l’Unione Cristiana (CU), un partito più piccolo ma anch’esso in crescita, da 5 a 6 seggi. Viste le sue posizioni molto avanzate in materie sociali ed ambientali, anche questo partito potrebbe entrare a far parte di una coalizione cristiano-liberale, ma per via della sua visione conservatrice su tematiche come l’eutanasia difficilmente potrà convivere con il D66, che ha vinto la sua campagna anche in virtù delle sue posizioni liberali su questioni etiche”.

Visto dall’Olanda, il fronte anti-populista che in queste ore raccoglie l’applauso delle istituzioni europee si presenta composito e variegato. In attesa della formazione del nuovo esecutivo, il dato dell’affluenza (sopra l’80%, e molto alta anzitutto tra i giovani) lenisce il ricordo di una campagna guidata dal populismo del secondo classificato. “A mio parere Wilders non è un politico in grado di condurre un governo, ma è un oratore molto forte, tagliente e a volte addirittura spiritoso, che trae vantaggio dal fatto di sottrarsi al dibattito. Proprio per questo mi sento di dare un giudizio positivo al ruolo svolto dai media olandesi durante tutta la campagna. Per quanto invece concerne l’approccio populista alle questioni religiose – conclude il teologo – sebbene in Olanda le chiese non intervengano mai su questioni politiche, a titolo individuale diverse personalità cattoliche e protestanti si sono contrapposte all’uso di argomentazioni sedicenti ‘cristiane’ al fine di scoraggiare l’immigrazione musulmana nei Paesi Bassi. Per nostra fortuna, la risposta migliore all’estremismo è venuta dalle urne”.

La Chiesa protestante olandese esiste dal 2004, ed è l’unione di tre chiese storiche: la Netherlands Reformed Church, la Reformed Churches in the Netherlands e la Chiesa evangelica luterana del Regno d’Olanda. Con quasi 2 milioni di membri di chiesa e 2200 ministri di culto, la Chiesa protestante olandese è una delle maggiori denominazioni religiose del paese.