Sinodo luterano. Dal Fondaco dei tedeschi alla chiesa di Campo Santi Apostoli

In una giornata che il Sinodo della chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) dedica al Cinquecentenario della Riforma protestante, una conferenza del professor Stefan Oswald ripercorre la storia della più antica comunità luterana in Italia, sorta nella città lagunare a pochi anni dall'inizio della protesta di Martin Lutero

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Venezia (Nev/Riforma.it), 25 aprile 2017 – Una Venezia inconsueta è quella che si è svelata ai membri del Sinodo della Chiesa luterana in Italia (CELI) ieri mattina. Partiti dall’isola di San Servolo, dove si sono svolte le prime due giornate del Sinodo, hanno potuto cogliere dal vaporetto il colpo d’occhio della Giudecca, delle Fondamenta Nove, dell’isola di S. Michele, prima di sbarcare e recarsi in Campo Santi Apostoli, presso la chiesa luterana della città lagunare per una giornata evento, interamente dedicata ai 500 anni della Riforma protestante. “Oggi la Celi esprime il proprio modo di essere una chiesa cristiana erede della Riforma”, ha infatti detto il decano della CELI Heiner Bludau, guidando la meditazione biblica che ha aperto la giornata. La sessione è stata inframmezzata da interventi musicali con composizioni nuove per flauto e liuto (strumenti che Lutero stesso praticava), eseguite da membri della chiesa luterana di Torre Annunziata e basate su noti corali luterani, a partire dal “Forte rocca” (Ein feste Burg).

La conferenza di Stefan Oswald

È seguito l’intervento storico del professor Stephan Oswald (Università di Parma e Venezia) dal titolo “Perché prima Venezia?“, sottolineando come proprio a Venezia si sia costituita la più antica comunità luterana in Italia, già a partire dal Cinquecento. La Repubblica di Venezia era dotata di polizia segreta e temutissimi inquisitori di Stato, che dedicavano particolare attenzione agli stranieri, fra cui i mercanti tedeschi, che si temeva potessero influenzare la politica della Repubblica, mettendone in pericolo l’indipendenza. Il Fondaco (una sorta di casa/magazzino posta in un cortile chiuso), in prossimità del ponte di Rialto, era per loro la residenza obbligata. La sera il Fondaco veniva chiuso come un ghetto, e i mercanti erano separati dalla popolazione. Cionondimeno vi si formò una comunità protestante.

La prima attestazione di presenza protestante a Venezia, tuttavia – ha proseguito Oswald – risale al 1524: il legato pontificio e il nunzio apostolico presentarono allora al Senato gli editti papali contro la diffusione degli scritti di Lutero. A fine 500 il nunzio Bolognetti annotò tuttavia che in città erano circa 900 tedeschi di cui 700 eretici. Dal 1695 la comunità protestante fu ammessa entro certi limiti, per esempio poteva essere costituita solo da stranieri. Fu poi possibile, in epoca più vicina a noi, chiedere un locale per il culto e per l’abitazione del pastore, e il 27 maggio 1813 si poterono inaugurare i locali di campo S. Apostoli, anche se allora ai fedeli era proibito l’uso dell’ingresso principale dell’edificio a cui dovevano accedere da un’entrata secondaria. Solo Vittorio Emanuele II, nel 1866, diede via libera all’ingresso principale: la comunità poteva finalmente professare la propria fede alla piena  luce del sole.

il presidente della FCEI, Luca M. Negro

A conclusione della mattinata è seguito l’intervento del pastore Luca M. Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in italia (FCEI), che ha richiamato l’esperienza dei corridoi umanitari promossi dalla stessa FCEI insieme con la Comunità di Sant’Egidio e le chiese metodiste e valdesi.