Germania-Namibia. L’EKD chiede perdono per il primo genocidio del XX secolo

“Perdona i nostri peccati” è il titolo della storica confessione di colpa della Chiesa evangelica in Germania (EKD) a 113 anni da quelli che furono veri e propri crimini contro l’umanità a danno delle popolazioni indigene dell’allora colonia africana

Namibia, prigionieri "Nama" (1904)

Roma (NEV/Riforma.it), 3 maggio 2017 – Con una confessione di colpa e una richiesta di perdono la Chiesa evangelica in Germania (EKD) si è rivolta ai discendenti delle vittime di ciò che la maggior parte degli storici riferisce come il primo genocidio del XX secolo, quello a danno delle popolazioni indigene della Namibia da parte delle forze occupanti tedesche, che ha preso avvio a partire dal 1904. Prima, quindi, del genocidio armeno del 1914, spesso citato erroneamente come il primo del ‘900. Dimenticata per troppo tempo, la strage delle genti Herero e Nama fatica ancora a trovare spazio adeguato nel pensiero degli storici nell’affollata agenda dei crimini terribili del secolo appena trascorso.

“Confessiamo oggi espressamente la nostra colpa verso il popolo namibiano e davanti a Dio – si legge nell’ampio documento intitolato ‘Perdona i nostri peccati (Matteo 6:12)’, che così prosegue -: Dal profondo dei nostri cuori chiediamo ai discendenti delle vittime e a tutti coloro che patirono per il ruolo coloniale della Germania il perdono per il male fatto e per il dolore subito”.

Nel documento prodotto dal Consiglio dell’EKD, la chiesa protestante affronta le proprie responsabilità storiche davanti alle atrocità commesse nel paese africano fra il 1884 e il 1915 dalla potenza occupante, la Germania. Per quanto è noto fino ad oggi dalle fonti, si legge nel testo, è da escludere totalmente un ruolo attivo nelle uccisioni di massa da parte dei pastori luterani tedeschi inviati in Africa sud occidentale, crimini da molti considerati come prove generali dello sterminio nazista di pochi decenni dopo; tuttavia, attraverso la giustificazione teologica del potere imperiale e del dominio coloniale, condita da un profondo razzismo, essi hanno in qualche maniera preparato il terreno per la morte di migliaia di persone di diversi gruppi etnici. Il testo a tal proposito afferma: “Questo è un grande peccato che non può essere giustificato”.

La vescova Petra Bosse-Huber, responsabile per i pastori all’estero dell’EKD, ha così commentato la storica decisione della chiesa: “In nessun modo la dichiarazione attuale cancellerà le ingiustizie subite. Tuttavia esprime l’obbligo e l’impegno duraturo dell’EKD a unirsi ai discendenti delle vittime per tenere viva la memoria, per chiedere che il genocidio venga riconosciuto come tale (una dichiarazione in tal senso da parte del governo tedesco è attesa entro giugno, le trattative fra Germania e Namibia vanno avanti da anni, ndr.) e per lavorare al superamento delle ingiustizie. Dobbiamo ricordare l’epoca coloniale, ma abbiamo anche bisogno di uno spirito di riconciliazione che può alimentarsi soltanto se tutti i popoli coinvolti si tenderanno la mano in segno di amicizia”.

Con questa dichiarazione l’EKD accoglie espressamente il percorso di negoziazione in corso fra i due governi al fine di stabilire sia le corrette formule per definire il massacro, sia gli eventuali riconoscimenti alle popolazioni coinvolte, in particolare di etnia Herero e Nama.

La richiesta di perdono è il risultato di un’ampia indagine, che ha preso avvio nel 2007 e si è conclusa nel 2015, di valutazione del ruolo della chiesa e delle società missionarie durante il periodo coloniale e nell’era dell’apartheid.

Il percorso ha radici ancora più profonde. Nel 1971 i rappresentanti della Missione evangelica unita (MEU) in Namibia ammisero di “aver spesso ceduto alla tentazione di cooperare con i governi di occupazione a spese dei nostri fratelli e sorelle indigeni”. I delegati MEU hanno ribadito tale confessione di colpa nel 1978 e nel 1990.

A febbraio di quest’anno si è svolto in Namibia il primo incontro tra i rappresentanti di chiese evangeliche tedesche e namibiane volto alla commemorazione delle vittime del genocidio, mentre l’imminente Assemblea generale della Federazione luterana mondiale (FLM) aprirà i battenti il prossimo 10 maggio proprio a Windhoek, capitale della Namibia, che per 10 giorni diventerà la capitale dell’intero panorama luterano mondiale.

La versione integrale del testo relativo alla dichiarazione di colpa è leggibile in inglese qui e in tedesco qui.