Lampedusa. Ancora sbarchi – la testimonianza degli operatori FCEI

“Questo fine settimana sono nuovamente sbarcate a Lampedusa famiglie siriane... fa un certo effetto, se penso che avrebbero potuto arrivare in sicurezza e nel diritto con i corridoi umanitari”: lo dice Francesco Piobbichi dell’Osservatorio sulle migrazioni mediterranee della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Famiglie siriane arrivate l'8 maggio 2017 sul molo Favaloro, Lampedusa (foto: Forum Lampedusa solidale)

Lampedusa (NEV), 10 maggio 2017 – Da venerdì scorso sono oltre 6.500 le persone tratte in salvo dalle missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo coordinate dalla Guardia Costiera Italiana. Da gennaio salgono ad oltre 43mila le persone giunte in Italia via mare mentre secondo il portavoce dell’UNHCR, Flavio Di Giacomo, nel 2017 sarebbero oltre 1.150 le persone scomparse nel tentativo di raggiungere l’Europa.

La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) già nel 2014, a pochi mesi dalla strage del 3 ottobre 2013 occorsa davanti alle coste di Lampedusa, e che costò la vita a 368 migranti, ha aperto sull’isola un Osservatorio sulle migrazioni mediterranee: “Mediterranean Hope”. Tra gli operatori FCEI presenti sull’isola in questi giorni, Alberto Mallardo, che all’Agenzia stampa NEV ha dichiarato: “Le operazioni di sbarco sono iniziate nella notte tra venerdì e sabato e sono proseguite fino a lunedì mattina. Nel corso del fine settimana sono arrivate 308 persone tra cui 6 donne e 3 bambini che provenivano in maggioranza da Gambia, Senegal e Bangladesh. Erano tutti in buone condizioni di salute nonostante avessero passato anche due giorni in mare. Lunedì mattina, invece, sono state trasbordate dalla Capitaneria di Porto di Lampedusa circa 220 persone delle 520 che erano state recuperate dalla nave ‘Golfo Azzurro’ della ONG spagnola Proactiva Open Arms. In particolare, viste le cattive condizioni del mare, l’approdo della “Golfo Azzurro” è stato particolarmente difficoltoso. L’imbarcazione è stata costretta ad aspettare in rada a largo dell’isola per un’intera notte con 500 persone a bordo prima di poter sbarcare i 220 più bisognosi mentre gli altri sono stati trasbordati su di una nave di Medici senza Frontiere”, spiega Mallardo, che sottolinea come “le circa 4700 persone di nazionalità bengalese che nel 2017 sono arrivate in Italia dovrebbero rappresentare un ulteriore campanello d’allarme per l’Unione europea (UE) sulle condizioni in Libia”. Infatti queste persone soggiornano e lavorano da anni nei paesi del Golfo Persico o nella stessa Libia per poter mandare rimesse nel loro paese. Secondo molte testimonianze, con l’aggravarsi della situazione, tanti starebbero scegliendo la via del mare per cercare di ricominciare una nuova vita altrove. Inoltre, prosegue Mallardo “siamo rimasti sorpresi da alcuni ragazzi arrivati nel fine settimana che ci hanno detto di aver raggiunto Tripoli direttamente in aereo dal Bangladesh per tentare di arrivare prima in Italia”.

“Dallo scorso anno, dopo la sigla dell’accordo tra UE e Turchia e la relativa riduzione delle partenze nel mare Egeo, la Libia rimane l’unico luogo di partenza per l’Europa – afferma Francesco Piobbichi, operatore FCEI a Lampedusa, che si occupa anche del progetto dei #corridoiumanitari dal Libano, che in un anno ha portato in sicurezza e legalmente 800 persone soprattutto siriane, in Italia -. Dopo tanto tempo, questo fine settimana sono sbarcate a Lampedusa famiglie siriane, una ventina di bambine e bambini ancora piccoli con i loro genitori carichi di bagagli – racconta Piobbichi -. Non abbiamo ancora avuto modo di capire se vivessero già in Libia o se si sia aperta una nuova rotta. Fa un certo effetto vedere queste persone arrivare in queste condizioni, bagnate, con i bambini piangenti, se penso che queste stesse famiglie avrebbero potuto arrivare in sicurezza e nel diritto con i corridoi umanitari”.