Soccorsi in mare. Un’alternativa c’è: i “corridoi umanitari”

Mentre al largo delle coste libiche in soli 4 giorni sono state salvate 10mila vite in mare, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), co-promotrice dei “corridoi umanitari”, si appresta ad accogliere dal Libano un altro gruppo di profughi siriani e iracheni. Imminente l’apertura di un “corridoio umanitario” anche verso la Francia

Persone sbarcate a Lampedusa il 27 giugno 2017

Roma (NEV), 28 giungo 2017 – In soli 4 giorni oltre diecimila uomini, donne e bambini sono stati soccorsi in mare. “L’Italia è in prima linea nel Mediterraneo per salvare migliaia di vite umane nell’ambito di un fenomeno epocale – ha detto dal Canada, dov’è in visita di Stato, il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella, proseguendo: – e ciò accade ai confini dell’Europa, senza ancora suscitare nel nostro continente né adeguata consapevolezza né l’emergere di sensibilità sufficientemente condivise, necessario preludio di incisive azioni comuni”.

Arrivo a Roma Fiumicino di un corridoio umanitario, 27 aprile 2017

L’Italia, un anno e mezzo fa, è stato il primo paese in Europa a dare fiducia alla società civile per realizzare quella che poteva sembrare un’utopia: i corridoi umanitari. Un’iniziativa ecumenica che con l’accordo dei Ministeri dell’Interno e degli Esteri è stata portata avanti con successo da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio. Grazie a questo progetto-pilota in 14 mesi 800 persone, in stragrande maggioranza siriane, hanno potuto entrare legalmente e in tutta sicurezza in Italia, evitando i trafficanti di esseri umani. Il 4 luglio è previsto l’arrivo del prossimo gruppo dal Libano, una sessantina di donne, uomini, bambini in condizione di alta vulnerabilità. L’Italia ha fatto da apripista su questo fronte: un progetto analogo sta partendo anche in Francia.

La FCEI, co-promotrice dei “corridoi umanitari”, con il suo Programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope (MH) è presente anche a Lampedusa. Gli operatori della FCEI, che al Molo Favaloro dell’isola forniscono aiuti di primissima accoglienza ai sopravvissuti in mare, sono gli stessi che dai campi profughi libanesi accompagnano i beneficiari dei “corridoi umanitari” sugli aerei diretti a Roma-Fiumicino. Nel primo caso vedono gli effetti che genera il traffico degli esseri umani e l’inerzia delle politiche europee, nel secondo partecipano alla realizzazione di una pratica alternativa, certo, di contenuta incidenza numerica, ma di grande significato politico e umanitario.

Francesco Piobbichi, operatore di FCEI-MH, in azione tra Lampedusa e Beirut, dopo gli ultimi sbarchi al molo Favaloro si dice avvilito: “L’effetto che si prova fornendo assistenza a Lampedusa dopo aver lavorato poche settimane prima ai corridoi umanitari in Libano, è di enorme rabbia: da una parte l’indifferenza dell’Europa che lascia in balia del mare queste persone, dall’altro l’attivismo della società civile che fa delle proposte concrete in tema di gestione dei flussi migratori, che però sono ignorate dalla maggioranza dei governi europei. Lo scorso mese sono rimasto sconvolto assistendo uno sbarco dove c’erano molte famiglie siriane, in tutto simili alle persone che portiamo in sicurezza con un volo aereo in Italia dal Libano. Non avevano le valigie, i loro bambini non sorridevano, ed avevano sul viso la paura del viaggio. Da una parte la dignità dell’accoglienza nel diritto, dall’altra la logica dell’emergenza che sembra aver chiuso ogni alternativa”.

Proprio ieri a Strasburgo, a margine dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, la delegazione italiana guidata dall’on. Michele Nicoletti, ha promosso un evento dal titolo: “Corridoi umanitari: un’alternativa alla tratta nel Mediterraneo”.

Il modello dei corridoi umanitari è replicabile in tutti i paesi dell’area Schengen. Il 14 marzo scorso è stato firmato in Francia un accordo che permetterà, con procedure simili a quelle avviate in Italia, l’arrivo in un anno e mezzo di 500 profughi siriani e iracheni. Altri Stati europei hanno manifestato la loro attenzione al progetto.