Metodisti britannici. E’ l’ora di prendere dei rischi nel nome dell’evangelo

Voting

Roma (NEV), 4 luglio 2017 – “So di far parte di una chiesa, che al momento, è in declino numerico, ma sono anche legata a un evangelo che in declino non è di certo. Dobbiamo quindi chiederci: non è forse arrivato il momento di essere più radicali nella nostra fede, di prenderci dei rischi nel nome dell’evangelo?” Così ha esordito la pastora Loraine Mellor, nel suo primo discorso da neoeletta presidente della Conferenza metodista britannica.

La Conferenza in seduta plenaria

Quest’anno i metodisti d’oltremanica, riuniti a Birmingham dal 22 al 29 giugno, si sono confrontati in modo schietto e diretto con le statistiche che vedono la storica denominazione protestante perdere ogni anno il 3.5% dei propri membri di chiesa, arrivando al numero attuale di 188 mila fedeli in tutta la Gran Bretagna.

“Sono numeri che rappresentano una sfida che va al di là delle statistiche ma che riguarda il nostro vero essere chiesa– ha detto il segretario della Conferenza, Gareth Powell –. Dobbiamo riprendere sul serio la nostra responsabilità di comunità che esprimono quell’amore di Dio che porta ad avere attenzione per le altre persone e guida a Cristo”.

Il rapporto sulle statistiche ha dunque aperto un dibattito che, al di là dei numeri, riguarda molti aspetti della testimonianza metodista. “La consistenza numerica delle nostre chiese da sola, non racconta tutta la storia – ha precisato il pastore Doug Swanney che ha presentato alla Conferenza il rapporto -. In base alle stesse statistiche risulta che ogni settimana nelle chiese metodiste della Gran Bretagna passano non meno di mezzo milione di persone” in relazione ad attività interne ed esterne alle chiese stesse, come gruppi giovanili, caffè, iniziative aperte alla società. Questi “modi alternativi di essere chiesa” vanno analizzati e condivisi.

Un’altra caratteristica emersa dal rapporto è che i metodisti sono sempre più una realtà multiculturale. “Nell’area di Londra, per esempio, il 66% dei metodisti non è di origine britannica”, sottolinea il pastore Stephen Poxon, presidente del Comitato per l’Eguaglianza, la diversità e l’inclusione (EDI). A questo riguardo, la Conferenza ha votato una mozione nella quale impegna le chiese a raggiungere al proprio interno maggiore eguaglianza ed inclusione, non solo tra persone provenienti da altri continenti, ma anche riguardo alla giustizia di genere, al rendere le chiese luoghi ospitali anche per le persone disabili e all’accoglienza delle persone omosessuali.

Infine, alla Conferenza è stato presentato un importante documento congiunto con alcune proposte concrete per il raggiungimento di una più profonda comunione tra La Chiesa metodista britannica e la Chiesa d’Inghilterra. In particolare, il documento, intitolato “Patto per la missione e il ministero”, prevede l’introduzione della figura di un “Vescovo presidente” che sovrintenderebbe alla Conferenza metodista britannica. Questa figura potrebbe aprire la strada a un completo riconoscimento dei ministeri e dei sacramenti delle due chiese.

Dall’Italia alla Conferenza ha partecipato la pastora Mirella Manocchio, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI).