La Conferenza delle chiese europee alla UE: sì alla pace, no alle armi

La recente decisione dell’Unione europea di aumentare i budget militari non è piaciuta all’organismo ecumenico continentale con sede a Bruxelles e Strasburgo

Roma (NEV/Riforma.it), 13 luglio 2017 – Priorità alla costruzione di pace e alla riconciliazione piuttosto che alla militarizzazione dell’Europa. Questo il monito proveniente dalla Conferenza di chiese europee (KEK), che tramite il suo gruppo tematico “Pace e Riconciliazione” esprime forte preoccupazione per le recenti scelte dei leader dell’Unione europea (UE) di aumentare in maniera considerevole le spese militari destinate alla sicurezza sul continente.

Il 7 giugno scorso la Commissione europea ha lanciato il Fondo europeo per la difesa, che andrà a favorire l’industria europea degli armamenti. La proposta legislativa prevede di allocare a favore dell’industria a produzione militare circa 500 milioni di euro di fondi in più rispetto a quanto già previsto dal “Defence Action Plan” del novembre 2016. Il denaro verrà recuperato da linee di bilancio non spese nel biennio 2019-20. Secondo le previsioni, i fondi a disposizioni delle aziende armate andranno addirittura ad aumentare dal 2021 con un contributo previsto di 1,5 miliardi di euro annui.

I vertici della KEK lamentano in particolare gli scenari che vedono l’UE divenire sempre più un’alleanza militare, a discapito di altre priorità: “Ci opponiamo in particolar modo alla scelta di deviare fondi non utilizzati per scopi civili verso i budget militari, con una scelta che non farà altro che avere effetti negativi sulla sicurezza della popolazione. Sono i progetti di dialogo, di pace che contribuiscono invece ad aumentare la stabilità dell’area e a fiducia dei cittadini”.

“L’Unione europea – si legge ancora nel testo – è nata come un progetto di pace dopo gli orrori della guerra; deve perciò adoperarsi per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti invece di prevedere una militarizzazione del bilancio e delle istituzioni stesse”.

“Come chiese che vivono i valori evangelici – ha osservato il segretario generale della KEK, Heikki Huttunen – esortiamo l’Europa a raccogliere tutte le capacità umane e finanziarie attorno a progetti di costruzione di pace quali basi indispensabili per la sicurezza comune. Il progetto europeo nelle sue varie manifestazioni è un esempio di cosa può essere fatto attraverso mezzi non militari per costruire un continente pacifico, stabile e prospero”.

La KEK chiede piuttosto di concentrare gli sforzi sulla disoccupazione giovanile, sullo sviluppo economico regionale e sulle questioni sociali, in particolare nell’Europa orientale e meridionale, e esorta le chiese membro a impegnarsi con i governi nazionali in una discussione critica del loro ruolo di sviluppo di politiche di difesa militare dell’Unione.