Caso Corsaro. Il retroterra e il pericolo dell’antisemitismo

Il professor Daniele Garrone, ordinario di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia, sulle offese antisemite dell'onorevole Corsaro al collega Fiano: "L’antisemitismo non è morto ed è allarmante trovarlo nella ‘cultura’ di un parlamentare"

Roma, 14 luglio 2017 (NEV) –   “La giustificazione dell’’onorevole’ Massimo Corsaro è ancora peggio della violenza e della volgarità della sua uscita contro Emanuele Fiano“. Così Daniele Garrone, professore di Antico Testamento presso la Facoltà valdese di teologia e noto biblista, commenta il post di Corsaro con l’insulto antisemita rivolto al collega deputato, onorevole Emanuele Fiano, autore della proposta di legge sull’apologia di fascismo.

“L’immagine che Corsaro ha scelto- afferma Garrone -, dicendo di ispirarsi all’enigmistica, attinge al retroterra della denigrazione, esattamente quella delle vignette di tutte le campagne antisemitiche. Proprio in questi giorni, per motivi di studio, sto rovistando nelle pattumiere della denigrazione degli ebrei, nella fattispecie quelle della Germania dell’ultimo quarto del XIX secolo e degli anni Venti e Trenta del XX, ma ne abbiamo anche in Italia. Evidentemente provengono di lì le metafore del ‘nostro’, non dall’enigmistica.

“Dice Corsaro di non avercela con gli ebrei, ma di aver voluto insultarne uno. Neppure questo, lo insegnano sempre le pattumiere di cui sopra, sminuisce la gravità del suo dire: se per insultare qualcuno ne evochi l’ebraicità è perché, nel fondo, pensi che ciò che stigmatizzi abbia a che fare con il suo essere ebreo.

“L’antisemitismo – ha rincarato Garrone, concluendo – non è morto ed è allarmante trovarlo nella ‘cultura’ di un parlamentare, non solo nelle teste rasate. ‘Battute’ come quella di Corsaro non sono goliardia o semplice linguaggio greve, ma segnali di una (in)cultura, rovinosa non solo per gli ebrei, ma per ogni stato democratico. Più di altri dovrebbero ricordarlo i cittadini di una Repubblica nata dal rifiuto del fascismo”.