Le chiese avventiste sostengono l’Osservatorio MH di Lampedusa

Dopo la visita sull'isola di una delegazione avventista lo scorso gennaio, sono stati donati tre computer per il servizio dell'Internet point aperto ai migranti

Roma (NEV), 19 luglio 2017 – La delegazione internazionale della Chiesa cristiana avventista del 7° giorno che a fine gennaio ha reso visita all’Osservatorio di Lampedusa di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), ha deciso di inviare un contribuito concreto al lavoro con i ragazzi migranti che transitano per l’isola.

Nei giorni scorsi sono, infatti, arrivati tre nuovi computer che permetteranno di accedere ad internet, con più facilità, alle persone che approdano nell’isola di Lampedusa dopo un lungo ed estenuante viaggio. Come dichiarato dall’operatore del progetto Francesco Piobbichi: “Per chi, dopo essere stato mesi in Libia, ha la necessità di contattare i propri cari ed i propri amici la connessione al nostro ufficio diventa fondamentale. Non solo per rompere la solitudine che spesso contraddistingue il percorso migratorio, ma anche e soprattutto per trovare informazioni adeguate rispetto alla strada da percorrere nel futuro”.

“L’Osservatorio MH di Lampedusa – ha spiegato Alberto Mallardo, anche lui operatore di MH – ha sempre sentito la necessità di sviluppare un dialogo con i ragazzi migranti dove possibile, nelle piazze e nelle strade di Lampedusa. Nell’isola si è provato a rispondere alle loro esigenze più immediate, prima fra tutte la necessità di mantenere i contatti con la famiglia e gli amici del paese di provenienza. Durante i pomeriggi abbiamo quindi deciso di aprire le nostre porte ai ragazzi permettendogli di utilizzare internet per connettersi a e-mail e social network”.

L’Internet Point è un servizio aperto dal lunedì al venerdì che permette ai ragazzi di mettersi in contatto con i loro cari dopo mesi. “In questo modo – afferma Mallardo – spesso si crea un clima di fiducia per cui l’ufficio di MH si trasforma in un luogo in cui i ragazzi parlano di sé e si raccontano, permettendo agli operatori di raccogliere le loro storie e quelle dei loro viaggi”.