Il viaggio controcorrente di nome “accoglienza”

di Gerardo Filippini

(NEV), 22 agosto 2017 – La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene dalla “Casa delle Culture” di Scicli.

In quasi tre anni di attività, sono 56 i volontari che si sono avvicendati alla Casa delle Culture. Fra questi, ben 40 donne, per la maggioranza fra i 20 e i 30 anni. Alcuni giovanissimi, alcuni over 40, i volontari e le volontarie rappresentano una linfa sempre nuova che, nel corso dell’esperienza di condivisione che può durare fino a un massimo di 12 mesi, porta a trasformazioni significative nell’anima e nelle relazioni che si instaurano con gli ospiti e con “chi rimane”. La Casa delle culture è, infatti, non solo un luogo di accoglienza, ma anche un luogo di incontro, di scambio, di arrivi e di partenze, un presidio territoriale, un laboratorio di idee e di pratiche dove si sperimenta, insieme, la vita. La dimensione della Casa è internazionale. In questi mesi abbiamo avuto, oltre a tanti ragazzi e ragazze italiane, 8 volontari tedeschi, 6 americani, e ancora: spagnoli, svizzeri, marocchini, inglesi, ungheresi, un olandese e un libanese. L’opportunità di crescita e condivisione è, per tutti e tutte, sorprendente.

Quando i nuovi volontari arrivano, spesso hanno sguardi spaesati; osservano il nuovo piccolo mondo che sarà la loro casa per un anno intero, per un mese o magari solo per qualche giorno. Ci si saluta e ci si abbraccia con persone sconosciute, che nel tempo diventeranno un orizzonte familiare. Sono ragazze e ragazzi che radicalizzano una scelta, un’opportunità e, in alcuni casi, una vocazione. C’è la voglia di donarsi, di prendersi cura, di essere partecipi e motori di una piccola rivoluzione culturale che viaggia controcorrente e si chiama “accoglienza”. Alcuni sono giovanissimi, appena diciottenni, con una strada davanti tutta da giocare. Altri più maturi con progetti di vita più definiti, accomunati comunque, dallo stesso sentire, dalla stessa voglia di esserci. Quest’anno sono stati quindici, tra ragazze e ragazzi, che hanno prestato servizio presso la Casa delle Culture. Alcuni con percorsi di studio attinenti al sociale e relazioni internazionali. Altri vivono questa esperienza come interludio e momento di riflessione sul loro percorso scolastico futuro, dopo la conclusione del periodo liceale. I volontari annuali provengono principalmente dalle Chiese evangeliche delle zone di provenienza, (quest’anno Germania e Ungheria) e già lì effettuano un percorso formativo che li aiuta ad affrontare il loro futuro impegno. Durante l’anno, la Commissione per la diaconia della Chiesa valdese (CSD) realizza importanti momenti di formazione e verifica, riunendo tutti i volontari presenti sul territorio nazionale, nelle molteplici opere promosse dalle chiese valdesi e metodiste. Quest’anno sono state con noi, per tre mesi, anche due volontarie americane provenienti dalla chiesa metodista di Oshkosh Wisconsin il cui pastore, John Hobbins, è stato per alcuni anni in servizio presso la chiesa metodista di Scicli. I volontari che prestano servizio per tempi più brevi (da uno a tre mesi) arrivano a Casa delle culture attraverso percorsi diversificati. Chi attraverso la lettura di notizie riguardanti il progetto MH, chi attraverso il racconto di esperienze fatte da altri. Molti arrivano attraverso la rete delle chiese evangeliche. Sono le ragazze le più presenti nelle nostre speciali “classifiche”: quasi il 90% del totale. Cosa fanno? Si parte con l’affiancamento dei ragazzi nella cura della casa e delle incombenze domestiche: quindi, si prosegue con le attività ricreative (musica, ballo, sport…) e didattiche, attraverso l’alfabetizzazione e la conoscenza del territorio. I volontari mettono in campo le loro conoscenze o attitudini, così è stato possibile dar vita a laboratori creativi (fotografia, cinema, canto, piccolo artigianato).

In questi giorni stiamo vedendo ripartire i volontari annuali, è un momento di grande tristezza che ci porta a ripercorre attraverso il ricordo, i momenti vissuti insieme. Un anno vissuto attraverso tutti i colori delle emozioni. Un anno di vita che diventa un dono, una straordinaria umana avventura. Dal loro racconto in questi ultimi momenti insieme, ci rendiamo conto di essere stati testimoni di un esperienza forte, passata attraverso la conoscenza e lo scambio con altri giovani, raccontano di aver ricevuto un carico di energia e speranza che sarà un importante bagaglio per il loro futuro.

Ogni ragazza e ogni ragazzo che ha percorso un pezzo della strada con noi, ha contribuito, con il cuore e con le mani, a rendere la Casa delle Culture come una famiglia. E quindi… Grazie a Nora per la serenità che ha profuso a piene mani, per la tensione al lavoro e la dedizione infinita. Grazie Beni, l’opportunità di vederti arrivare ragazzino e ripartire con la coscienza che un altro mondo è possibile è stata un’esperienza grandiosa. Grazie Hajni per la tua caparbia ostinazione a capire. Grazie Francesca, che hai saputo conquistare tutti con umiltà e amore. Grazie Hanna, grazie Lisa, senza di voi e la vostra forza, molte cose belle a casa delle Culture non sarebbero nate. Grazie Luigi, Marianna, energia incontenibile, Cristina per la determinata dolcezza, Gabriele (Gibril) solare e paziente, Elisa che sa come voler bene, grazie Gioele, che sarà con noi ancora per un po’. Ci stiamo preparando ad accogliere i nuovi volontari annuali, quest’anno avremo due ragazze francesi provenienti dal servizio civile e una ragazza tedesca della chiesa di Berlino. Ripartiamo.