Roma (NEV), 8 settembre 2017 – La presenza immigrata in Italia si attesta, negli ultimi due anni, a circa 5 milioni di residenti stranieri. Di questi, circa un milione e mezzo sono musulmani; poco meno di un milione e mezzo sono ortodossi; quasi un milione i cattolici; 340.000 induisti, buddhisti, sikh e fedeli di altre tradizioni religiose orientali; oltre 250.000 evangelici o fedeli di altre chiese cristiane; 220.000 atei e agnostici. Queste sono alcune anticipazioni sui dati del Dossier Statistico Immigrazione 2017 curato da Confronti e IDOS, il cui volume sarà presentato a ottobre.
Il pluralismo religioso è, secondo chi ha realizzato la ricerca, uno degli aspetti più rilevanti della società italiana. A una lettura approfondita dei dati, si evidenzia come “in alcuni casi le differenze religiose sono soprattutto portate dall’immigrazione (comunità islamica, ortodossa, religioni orientali), mentre in altri casi questa è andata a sommarsi a presenze già radicate (comunità dei cattolici, dei protestanti e dei Testimoni di Geova). In questi gruppi si riscontra sia il modello di aggregazione religiosa di stampo ‘etnico’, sia quello interculturale, che unisce nella pratica religiosa i nuovi venuti agli autoctoni: ad esempio, in alcune chiese valdesi e metodiste del Nord-Est l’incidenza degli immigrati arriva fino al 60% dei fedeli – si legge nella nota –. Contrariamente a quanto talvolta si è detto, dagli anni ’90 ad oggi, è risultata sempre infondata un’invasione di musulmani. La loro incidenza è equivalsa in maniera costante a circa un terzo delle presenze immigrate”. Secondo le proiezioni del Pew Research Center, prestigiosa struttura statunitense, a metà secolo i musulmani in Europa non dovrebbero superare il 10% dei residenti, mentre in Italia, secondo il Dossier, potrebbero raggiungere il 6%. I cambiamenti più significativi sono avvenuti all’interno della presenza cristiana: “al momento, in tutte le regioni (fatta eccezione per Lombardia e Liguria), gli ortodossi, in prevalenza originari dei paesi dell’Est Europa (ma anche inclusivi di una componente di copti egiziani) superano i cattolici (in prevalenza filippini, polacchi e romeni). Tra gli evangelici si segnalano ancora i romeni, insieme ai nigeriani e ai ghanesi. Per i cattolici e i protestanti sono rilevanti anche le provenienze dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina”.
Per Confronti e IDOS il pluralismo religioso deve essere un incentivo alla convivenza pacifica: “Un atteggiamento orientato al reciproco riconoscimento deve impegnare tanto le istituzioni che la popolazione. Naturalmente, tale impegno deve caratterizzare gli stessi immigrati e i loro rappresentanti”. Per superare la visione del pluralismo come bacino di conflitti e violenza, anche a causa della strumentalizzazione religiosa degli attentati, è perciò indispensabile “recuperare il concetto di religione come strumento di pace e valorizzare le prospettive d’integrazione e di convivenza”.