Corridoi umanitari. Il presidente FCEI, Luca Maria Negro, scrive a Mattarella

Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, pastore Luca Maria Negro, scrive al Presidente della Repubblica Mattarella per esprimere “vivo apprezzamento” per le parole con cui ha invocato “canali legali d’ingresso” per evitare stragi

Gruppo di siriani arrivati dal Libano con i corridoi umanitari a Roma Fiumicino il 28 aprile 2017

Roma, 14 settembre 2017 (NEV/CS48) – Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “per esprimere apprezzamento” per le dichiarazioni rilasciate durante la sua visita a Malta sul tema delle politiche migratorie.

“Dobbiamo assicurare canali legali d’ingresso e governare ordinatamente il fenomeno migratorio che non è certamente transitorio”, ha detto Mattarella. Parole che richiamano i Corridoi umanitari, il progetto pilota promosso dalla FCEI, dalle chiese metodiste e valdesi e dalla Comunità di Sant’Egidio che in due anni ha portato in Italia, legalmente e in sicurezza, quasi mille profughi siriani.

“Oggi – scrive il presidente Negro – i ‘corridoi umanitari’ avviati dall’Italia vengono attivati anche in Francia, studiati in Germania, discussi in varie sedi europee. Ne siamo ovviamente contenti perché questo strumento fondato su leggi attualmente in vigore, consente quella gestione ‘sostenibile’ e pianificata dei flussi che Lei, Signor Presidente, ha evocato”.

Qui di seguito il testo della lettera:

“Signor Presidente, nel porgerLe i più cari saluti a nome della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, intendo esprimere il più vivo apprezzamento per le sue parole di ieri con cui ha invocato ‘corridoi per evitare stragi’. Come Lei sa, da quasi due anni la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, la Tavola valdese e la Comunità di Sant’Egidio sono impegnate in un’azione tesa a realizzare corridoi umanitari per migranti in condizioni di vulnerabilità nel quadro di un protocollo d’Intesa con i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri. In virtù di questo protocollo, in quasi due anni mille persone mille persone sono arrivate in sicurezza e in legalità in Italia.

Come italiani, caro Presidente, siamo orgogliosi che il nostro Paese abbia dato a Falak, una bambina di nove anni malata di tumore, la possibilità di curarsi in Italia; a Diya di poter tornare a camminare dopo che una bomba gli aveva tranciato una gamba; a Jamal, perseguitato e torturato per le sue idee politiche, di aprire un ristorante a Torino; a Mervat, una ragazza cristiana la cui casa era stata distrutta dall’ISIS di studiare con successo all’Università di Ferrara; alle famiglie di Seba e Atieh di riprendere in mano la loro vita ripopolando un borgo della Calabria.

Tutto questo lo abbiamo fatto senza oneri per lo Stato, grazie al sostegno generoso di una società civile di cui, Lei come noi, siamo orgogliosi e alla quale non viene purtroppo garantita la visibilità che merita.

Oggi i ‘corridoi umanitari’ avviati dall’Italia vengono attivati anche in Francia, studiati in Germania, discussi in varie sedi europee. Ne siamo ovviamente contenti perché questo strumento fondato su leggi attualmente in vigore, consente quella gestione ‘sostenibile’ e pianificata dei flussi che Lei, Signor Presidente, ha evocato. In questa prospettiva ciò che Lei ha detto ci conforta e ci spinge a proseguire nel nostro impegno, come italiani, come credenti e come protestanti.

Per questo La ringrazio e che il Signore la benedica nell’oneroso mandato che svolge per il bene del Paese”.