Medical Hope. Prosegue l’impegno FCEI a favore di profughi siriani in Libano

Soddisfazione del medico Luciano Griso per due casi molto gravi giunti ad una svolta, grazie a donazioni e solidarietà

Luciano Griso

Roma (NEV), 25 ottobre 2017 – Mentre a Beirut (Libano) fervono i preparativi per l’ultima partenza con il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari” che ha raggiunto il suo “tetto” di 1000 visti accordati dal governo italiano, c’è chi, suo malgrado, è costretto a rimanere indietro. Troppo vulnerabili per affrontare le fatiche di un viaggio, con un quadro clinico estremamente critico. È quanto riferisce il medico dell’équipe che opera in Libano, Luciano Griso, e che più di un anno fa ha lanciato il progetto di assistenza sanitaria “Medical Hope”, finanziato da varie donazioni e realizzato nel quadro di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). In Libano gli stranieri non hanno accesso al sistema sanitario pubblico, e quindi nemmeno i profughi siriani, che pure arrivano ormai al 25% della popolazione residente. “Grazie all’aiuto di ‘Medical Hope’ possiamo garantire adeguate terapie ad alcuni malati gravi”, dice Griso da Beirut. È il caso di un bambino di 4 anni, affetto dalla “Malattia di Gaucher”, e di un giovane di 20 anni, che soffre di una grave cardiopatia congenita. Due situazioni sulle quali “Medical Hope” sta lavorando da un anno, e che sembrerebbero finalmente ad una svolta, assicura il dottor Griso.

Il morbo di Gaucher, se non curato, porta al decesso per l’assenza di un enzima che determina l’accumulo di una sostanza nel fegato, nella milza e nel midollo osseo; può essere contrastato grazie alla somministrazione di una sostanza recentemente sintetizzata, spiega Griso, che precisa: “essa sostituisce l’enzima mancante e va assunta ogni due settimane. Il farmaco, che ha un costo di 3000 euro per ogni singola infusione, è prodotto da Bigfarma Sanofi-Aventis che ha accettato di fornircela gratis”. Grande la soddisfazione del dottor Griso, che riferisce come la prima somministrazione sia stata eseguita a Kubaiat, a nord di Tripoli: “È solo l’inizio, ma un bell’inizio!”, ha aggiunto.

Per quanto riguarda il ragazzo di 20 anni, è stato operato ieri. “I costi dell’intervento sono stati coperti in parte dall’UNHCR, in parte da noi”, dice Griso. Il ragazzo, ancora in prognosi riservata, oggi ha avuto la visita anche dei due operatori di Mediterranean Hope Silvia Turati e Simone Scotta, che venerdì accompagneranno 120 profughi particolarmente vulnerabili, ma in grado di affrontare il trasferimento per via aerea, da Beirut a Roma-Fiumicino.