Occuparsi della morte in prospettiva cristiana

All'indomani dell'approvazione in Senato della legge che disciplina le "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento" proponiamo la riflessione del pastore battista Alessandro Spanu, membro della Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi

Per una persona cristiana occuparsi seriamente della vita significa occuparsi anche della morte. La morte per un cristiano non è un fatto normale che appartiene al ciclo della vita, ma è l’ultimo nemico che sarà sconfitto quando Dio sarà finalmente tutto in tutti (1 Corinzi 15, 26). Dunque è compito della persona cristiana combattere la morte occupandosi di essa, decidendo in anticipo come limitare il potere della morte che sfigura la vita e trasforma il corpo in una prigione.

Il Nuovo Testamento ribalta il senso comune sul vivere e il morire: “Infatti – scrive l’apostolo Paolo – per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Filippesi 1, 21), “poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta in Dio” (Colossesi 3, 1). Per una persona cristiana la vita è una realtà dilatata rispetto a quella di cui facciamo esperienza. Ciò che più conta è quella vita dilatata da Dio che il Nuovo Testamento chiama vita eterna. Pertanto, il potere della morte non è il porre fine all’esperienza della vita, bensì la sua capacità di dividere la persona da Dio e dagli altri, isolandola in un sé che non riconosciamo più. Il combattimento contro la morte significa opporsi a questa forza isolante che infrange ogni comunione. Vedere riconosciute per legge le proprie disposizioni su come affrontare il morire e la morte significa vedere riconosciuta quell’arte tutta cristiana che è l’arte di morire.

Questa nuova Legge incoraggia un’alleanza tra medico e paziente riguardo al morire. La morte è troppo spesso un fatto delegato alla sola decisione del medico che non ha alcuna informazione su come il paziente avrebbe voluto morire, o un fatto del solo paziente che attende, senza adeguate procedure, il morire. Conoscere le proprie condizioni di salute e decidere in anticipo come morire significa ricollocare l’esperienza della morte in un contesto comunitario che può favorire il coinvolgimento della comunità cristiana che accompagna il morente e la sua famiglia.

Per queste tre ragioni: affrontare la morte come un ultimo combattimento, coltivare l’arte di morire e non essere lasciati soli quando moriamo, benvenuta Legge!

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Pastore battista e membro della Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi.

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