Roma (NEV), 18 gennaio 2018 – Era stata realizzata appositamente per la storica commemorazione cattolico-luterana “Insieme nella speranza” (Together in hope) tenutasi il 31 ottobre 2016 a Lund (Svezia) in occasione del lancio del Cinquecentenario della Riforma protestante. Ed era diventata il simbolo di quel dialogo: parliamo della croce-dipinto dai colori vivaci dell’artista salvadoregno Christian Chavarria Ayala.
A presiedere quella commemorazione furono – su invito dell’arcivescova della Chiesa di Svezia, Antje Jackélen – Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM), Munib Younan, presidente della FLM e papa Francesco. L’evento si era concluso con la firma di una dichiarazione congiunta definita “pietra miliare nella storia delle relazioni tra cattolici e luterani e per tutto il movimento ecumenico”.
Da oggi quell’opera, così carica di significato, raffigurante Gesù intento a condividere pane e vino con persone provenienti da tutte le nazioni, entra stabilmente nella cappella del Centro ecumenico di Ginevra (Svizzera), dove ha il suo quartier generale il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).
Con una celebrazione ecumenica svoltasi questa mattina in occasione dell’apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC, 18-25 gennaio), la “croce di Lund” ha fatto ingresso nella cappella. Presente lo stesso Martin Junge, ma anche Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, nonché il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Quest’ultimo ha tenuto la predicazione insieme alla pastora Kaisamari Hintikka, responsabile delle relazioni ecumeniche per la FLM.
La “croce di Lund”, che raffigura sullo sfondo una fonte battesimale e una vigna, prende spunto dal versetto biblico di Giovanni (15:1-5): “Io sono la vera vite e il Padre mio è vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me”.