Corridoi dalla Libia. Paolo Naso (FCEI): “È un successo dell’esperimento ecumenico italiano, ma l’Europa non fa abbastanza”

Aprire e ampliare i corridoi umanitari: vanno in questo senso le richieste contenute nell'Agenda sulle migrazioni che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia insieme a varie organizzazioni cattoliche sta presentando alle forze politiche

Roma (NEV), 15 febbraio 2018 – “L’arrivo all’aeroporto militare di Pratica di Mare dalla Libia di 150 richiedenti asilo, ai quali le sedi consolari italiane hanno riconosciuto un visto d’ingresso per ragioni umanitarie, è una notizia certamente positiva”. Paolo Naso, coordinatore del programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) Mediterranean Hope, commenta così la seconda evacuazione dai campi di detenzione libici di ieri sera ad opera del governo italiano in collaborazione con l’UNHCR, dopo quella del 22 dicembre scorso. “Come è positivo – prosegue Naso – che anche questo programma si realizzi con il sostegno di una espressione della società civile, in questo caso la Caritas. Questa nuova iniziativa conferma la solidità giuridica e politica del modello dei ‘corridoi umanitari’ che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Comunità di Sant’Egidio e la Tavola valdese hanno realizzato per prime negli ultimi due anni. Ed è un risultato importante che altri corridoi umanitari sullo stesso modello ecumenico siano stati aperti in Francia e in Belgio. Ma resta l’incognita europea, o meglio l’assenza di una politica europea che assuma la gravità della condizione di decine di migliaia di profughi sparsi in un’area geografica che va dal Marocco al Libano. Aprire e ampliare i corridoi umanitari: vanno in questo senso le richieste contenute nell’Agenda sulle migrazioni che insieme ai rappresentanti di varie organizzazioni cattoliche, la FCEI sta presentando in questi giorni alle forze politiche che concorrono per le prossime elezioni del 4 marzo”.