Berlinale. Il Premio della giuria ecumenica al film tedesco “Nelle corsie”

Si è conclusa sabato 24 febbraio la 68esima edizione della Berlinale; numerosi i premi della giuria ecumenica promossa da INTERFILM e SIGNIS

Roma (NEV), 26 febbraio 2018 – La commedia tedesca “In den Gängen” (‘Nelle corsie’) di Thomas Stuber, in concorso nella competizione ufficiale del 68. Festival internazionale del film di Berlino, si è aggiudicata il Premio della giuria ecumenica.

Inge Kirsner, presidente della giuria ecumenica, si congratula con il vincitore Thomas Stuber (Foto: D. Rasch)

Nel prenderlo in consegna, sabato scorso durante la cerimonia di premiazione delle giurie indipendenti del Festival, il regista si è detto molto sorpreso, anche perché il film è stato proiettato tra gli ultimi, cosa che in genere risulta penalizzante. Eppure, il film di Stuber, che racconta la storia di un operaio edile che perde il lavoro e si vede a dover ricominciare da zero come magazziniere in un ipermercato, ha convinto la giuria ecumenica, non ultimo perché ricorda il versetto biblico “Beati i puri di cuore” (Matteo 5,8). Nella motivazione si legge: “Se la vita è un supermercato, allora ciò di cui abbiamo bisogno non si trova sugli scaffali, ma nelle corsie”.

Nella stessa sezione una menzione speciale è andata a “Utøya 22 luglio” del norvegese Erik Poppe, che traccia – con sequenze lunghissime e a mezzo soltanto di una telecamerina – la tragedia dell’attentato costato la vita a 69 giovani nel 2011 sull’isola norvegese. Una pellicola, per i giurati, che di fronte alla tragedia è in grado tuttavia di esprimere momenti di grande forza e speranza.

Riconoscimenti anche nelle sezioni “Panorama” e “Forum” del Festival: nella prima si aggiudica il premio della giuria ecumenica il film tedesco “Styx” di Wolfgang Fischer, nella seconda il premio è assegnato al documentario argentino/spagnolo “Teatro de guerra” di Lola Arias.

La storia di “Styx”, “artisticamente eccezionale e pieno di suspense”, è convincente perché racconta di “una brava donna samaritana, che dimostra di essere intransigente e intelligente nella sua dedizione ai rifugiati, e che dà una risposta convincente a una delle più grandi sfide etiche del nostro tempo”.

Per quanto riguarda il documentario, che rivela le storie personali di ex-soldati britannici e argentini le cui vite furono profondamente condizionate dalla guerra delle Falkland, la giuria ecumenica sottolinea l’importanza di fare memoria: “è lavorando sul ricordo che possono aprirsi strade ad una nuova vita. L’umanità non deve essere distrutta dalla guerra”.

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