Russia. Raid delle forze armate contro i Testimoni di Geova

Perquisizioni, interrogatori e custodie cautelari ai danni di fedeli della comunità religiosa messa al bando dalla Corte suprema russa lo scorso luglio. Reazioni internazionali da parte di UE e USA

Roma (NEV), 8 giugno 2018 – Raid armati delle forze dell’ordine hanno coinvolto Testimoni di Geova in quattro regioni della Russia tra fine maggio e inizio giugno. Arresti e interrogatori, fra cui quello a una anziana di 83 anni, sono stati denunciati dall’osservatorio Forum 18, servizio informativo con sede in Norvegia che trae il nome dall’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato da quasi 170 Paesi al mondo, sulla libertà di pensiero, coscienza e religione. I Testimoni di Geova, banditi nel luglio 2017 come “estremisti” e “minaccia per i cittadini, per l’ordine e la sicurezza pubblica” dal Collegio d’appello della Corte suprema russa, hanno subito lo scioglimento della denominazione.

Sono almeno 30 i casi segnalati. “Il giro di vite della Russia contro i Testimoni di Geova in tutto il paese sta prendendo ritmo”, si legge nel reportage di Forum 18, che indica come incerta la sorte degli imputati e i tempi di apparizione in tribunale. “Le incursioni di maggio e giugno a Tomsk, Khabarovsk, Magadan e Naberezhnyye Chelny seguono uno schema ormai noto: uomini armati e mascherati arrivano nelle case dei Testimoni di Geova in tarda notte o al mattino presto. Gli occupanti sono costretti a giacere sul pavimento o messi al muro, le case perquisite. Vengono confiscati oggetti personali come dispositivi elettronici, carte di credito, fotografie, libri. Quindi i Testimoni di Geova, compresi bambini e anziani, vengono trasferiti in una stazione di polizia o in un ufficio investigativo per gli interrogatori che possono durare parecchie ore. La maggior parte delle persone viene rilasciata, alcuni sono trattenuti in detenzione provvisoria”, fa sapere ancora Forum 18.

L’ondata di perquisizioni e arresti era iniziata a Belgorod e Kemerovo in gennaio e febbraio, poi a Ufa, Polyarny e Vladivostok in aprile. Come riferisce il sito www.jw.org, il 3 maggio scorso il Tribunale di San Pietroburgo ha confermato la decisione del dicembre 2017 che permette al governo russo la confisca immediata delle proprietà dei Testimoni in Russia a Solnečnoe, decisione che è oggetto di un’istanza al vaglio della Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel frattempo, l’Unione Europea, con altri paesi come Albania, Macedonia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Norvegia, Ucraina, Georgia e San Marino, nonché gli Stati Uniti, si sono rivolti all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) esprimendo preoccupazione per le violazioni dei diritti e hanno chiesto all’OSCE di intervenire affinché il governo russo rispetti gli impegni presi per garantire libertà di pensiero, coscienza e religione o credo.