#NoMuslimBan. No del Consiglio nazionale di chiese USA alla decisione della Corte Suprema

Foto: NCCCUSA

Roma (NEV), 27 giugno 2018 – Una “mobilitazione d’urgenza” – emergency rally – così è stata definita la manifestazione spontanea creatasi ieri davanti alla Corte Suprema di Washington DC, dopo la decisione dei giudici sulla “non incostituzionalità” del “Muslim ban”. Ieri, infatti, la massima Corte statunitense, con 5 voti contro 4, ha dato ragione al presidente USA Donald Trump sul bando agli arrivi da alcuni paesi musulmani.

Le reazioni sull’esito della sentenza non si sono fatte attendere: numerosi leader religiosi, membri di chiese cristiane e di altre comunità di fede sono scesi in piazza in tutto il paese contro questa decisione, per esprimere il loro “no” su quello che ritengono essere una discriminazione in base al credo religioso.

Anche il Consiglio nazionale di chiese cristiane degli USA (NCCCUSA) – un organismo che raccoglie 38 chiese protestanti e ortodosse in rappresentanza di oltre 45milioni di credenti – era presente a Washington per manifestare la propria contrarietà a questa decisione.

Nei giorni scorsi il NCCCUSA aveva denunciato anche la separazione di bambini migranti dai loro genitori, nonché la decisione di Trump di abbandonare il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.

In solidarietà con i musulmani a New York in poche ore si è riempito il Foley Square con bandiere americane e cartelli contro il Muslim Ban.

Tra i ministri di culto presenti per l’occasione la titolare della storica Middle Church di Manhatten, pastora Jacqui Lewis, nonché Katharine Rhodes Henderson, presidente dell’Auburn Theological Seminary, che chiama a “proteggere la dignità e l’umanità dei fratelli e delle sorelle islamiche”.

L’Union Seminary – la facoltà di teologia protestante liberal di New York – dal suo profilo Twitter accusa: “Se la vostra definizione di ‘libertà religiosa’ vale solo per gli evangelicali, allora non si tratta di ‘libertà religiosa’, è supremazia cristiana”.