Mediterraneo “Mare loro”. Chiudere gli occhi non cancella i flussi e non cancella i morti

Oggi alla Camera dei Deputati una conferenza stampa con le ONG e le agenzie per il soccorso in mare. Una delegazione FCEI presente all’iniziativa

Roma (NEV), 19 settembre 2018 – Il Mediterraneo non è più “mare nostrum”, ma un mare privato. Questo il messaggio emerso dalla conferenza stampa tenutasi oggi alla Camera dei Deputati, proprio mentre il coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Paolo Naso,  sbarcava dal rimorchiatore Open Arms attraccato al porto di Barcellona e incontrava Anabel Montes, capomissione della ONG Proactiva Open Arms con cui la FCEI ha recentemente siglato un accordo di partenariato. Condividendo la preoccupazione per la difficoltà di garantire la protezione umanitaria in mare, Naso ha espresso solidarietà a Open Arms e alle altre ONG impegnate nelle azioni di ricerca e soccorso in mare (SAR), richiamando l’impegno della FCEI a proseguire il progetto dei corridoi umanitari.

“È accaduto ciò che si temeva e che costituiva per molti soggetti politici e stati europei un obiettivo: sgomberare il Mediterraneo dei presidi umanitari che avevano consentito di limitare il numero di morti e evitare stragi” ha denunciato Luigi Manconi, direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR) in apertura della conferenza, ricordando come si sia arrivati in questi mesi a delegittimare il ruolo delle ONG e impedire che l’attività di soccorso in mare potesse proseguire. Ha fatto eco Riccardo Gatti, portavoce italiano Open Arms: “La legge del mare obbliga al soccorso. Adesso nel Mediterraneo non c’è più nessuno e si dice che non ci sono più morti. Ma la verità è che non ci sono più occhi”. Ed è infatti di 4 giorni fa la notizia di 184 migranti sbarcati a Lampedusa, a dimostrazione del fatto che i flussi continuano, e continueranno in futuro, anche per ragioni climatiche. L’invito è dunque quello ad aprire gli occhi, ad andare oltre le notizie fuorvianti e a non smentire la tradizione millenaria del soccorso in mare. “È importante dire che tutte le inchieste condotte contro le ONG in Italia si sono risolte con un nulla di fatto. Nessun rapporto con organizzazioni criminali. Ma a causa delle insinuazioni le ONG hanno subito dei danni e un calo nelle donazioni” ha concluso Manconi, chiamando a “non smarrire i punti di riferimento. In gioco è un principio fondamentale della civiltà umana”.

Alla conferenza stampa “Mediterraneo, mare loro. Chi impedisce il soccorso ai profughi?” promossa da A buon diritto e Radicali italiani hanno partecipato anche Sandro Veronesi, Giorgia Linardi e la parlamentare europea Eleonora Forenza, nonché una delegazione della FCEI e Medici senza frontiere.

O SALVI UNA VITA, O TACI UNA MORTE

Intanto, Proactiva Open Arms rilancia la sua missione con un video che racconta la sua storia:  “Tre anni fa abbiamo fondato Open Arms per salvare vite umane alla deriva sull’isola di Lesbos. Alcuni ci chiamano eroi, alcuni trafficanti. In tre anni abbiamo salvato 59.400 persone abbandonate nel Mar Mediterraneo. Alcuni li chiamano invasori, noi li chiamiamo esseri umani” esordisce il video, che si può visualizzare qui di seguito.

Tre anni fa iniziava l'avventura di Proactiva Open Arms.Dopo tre anni, 60.000 vite sono state salvate.Oggi, viene impedito a tutte le ONG di essere nel Mediterraneo Centrale.Non sappiamo quanti sono gli uomini, le donne e i bambini che in questi giorni stanno perdendo la vita nella speranza di un futuro migliore.

Pubblicato da Veronica Alfonsi su Lunedì 17 settembre 2018