L’altra metà della chiesa

La trasversalità delle tematiche di genere in ambito ecumenico

Roma (NEV), 2 novembre 2018 – “La giustizia di genere è certamente uno degli aspetti più importanti del lavoro all’interno di Act Alliance e dei suoi partner” riporta così Riforma.it le parole di Rudelmar Bueno de Faria, segretario generale di ACT-Alliance pronunciate a Uppsala, in Svezia, durante i lavori dell’assemblea generale.

“Fiori all’occhiello del nostro lavoro sono la giustizia di genere e l’uguaglianza di genere. Non sarà possibile fare passi in avanti o promuovere cambiamenti se non saremo in grado di capirne l’importanza”.

Anche nel documento finale del Sinodo dei vescovi cattolici recentemente conclusosi a Roma si trovano parole che convergono nella stessa direzione: “Emerge anche tra i giovani la richiesta che vi sia un maggiore riconoscimento e valorizzazione delle donne nella società e nella Chiesa. Molte donne svolgono un ruolo insostituibile nelle comunità cristiane, ma in molti luoghi si fatica a dare loro spazio nei processi decisionali, anche quando essi non richiedono specifiche responsabilità ministeriali. L’assenza della voce e dello sguardo femminile impoverisce il dibattito e il cammino della Chiesa” si legge all’articolo 55, che ha ricevuto 209 “placet” e 30 “non placet”. E nell’articolo 13 si ricorda come la Bibbia presenti l’uomo e la donna come “partner uguali davanti a Dio (cfr. Gn 5,2): ogni dominazione e discriminazione basata sul sesso offende la dignità umana”.

In concomitanza con l’apertura del Sinodo a inizio ottobre, il movimento internazionale delle “suffragette cattoliche” ha organizzato a Roma una serie di “contro eventi” per rivendicare il diritto di voto nelle sedi decisionali della chiesa cattolica romana, l’accesso al sacerdozio femminile e l’abolizione del celibato. Con lo slogan “lasciateci votare, siamo più di metà della chiesa”, il movimento chiede piena uguaglianza contro sessismo e discriminazione di genere. In aula sinodale “si prendono decisioni sulle vite delle donne senza la loro presenza – ha denunciato Kate McElwee della Women’s ordination conference nel servizio “Voto alle donne cattoliche?” andato in onda su “Chiese in diretta”, settimanale ecumenico di informazione religiosa della Radiotelevisione svizzera (RSI) -. Non c’è chiesa senza coinvolgimento dei giovani e delle donne, è ora che crolli questo club clericale di vecchi ragazzi”. Significativa, su questo tema, la presenza di Martina Viktorie Kopecká, pastora della chiesa ussita cecoslovacca, unica donna ordinata presente al Sinodo come delegata del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). “Per me, l’ordinazione non è una questione di genere ma di dignità e pari opportunità – ha detto in un’intervista rilasciata durante i lavori dell’assemblea sinodale -. Le donne fanno molto nella chiesa oggi e dovrebbero essere considerate come leader spirituali e al servizio di Dio. Stanno facendo il lavoro più duro, prendendosi cura degli ultimi. Sono loro a rendere il volto della chiesa più umano”.

foto Vatican Media