“L’unico modo per fermare le guerre è studiare”

Foto tratta da Riforma.it

Roma (NEV), 26 novembre 2018 – Riproponiamo l’intervento “Diritti in guerra” di Cristina Arcidiacono per la rubrica “Finestra aperta”, andato in onda il 25 novembre nel programma radiofonico di RAI Radio 1 Culto evangelico.

Il 20 novembre si è celebrata la giornata dei diritti dell’infanzia. Sono ventinove anni che esiste la Convenzione ONU sui diritti delle bambine e dei bambini, non oggetti imperfetti da correggere, ma soggetti di diritti: primo fra tutti vi è il principio di pari opportunità, indipendentemente dal luogo in cui si nasce, si vive, indipendentemente dalla condizione dei genitori; ci sono poi il diritto alla lentezza, al sorriso, alla bellezza, a scuole accoglienti. Il diritto alla riservatezza. Il diritto a non essere considerati un’appendice degli adulti e a non essere esposti sui social, per quanto affetto ci possa essere nelle foto condivise. Il diritto a non essere consumatori: i bambini oggi sono il target di riferimento della pubblicità, in quanto principali oggetti degli acquisti dei loro genitori.

Questi diritti, che siano sanciti dalla convenzione Onu, o inventati per l’occasione da bambine e bambini stessi, sono demoliti, annientati dalle situazioni di deprivazione, nelle periferie, come nei centri delle nostre città e nei luoghi ignorati, dove la guerra rende interi Paesi con bambini senza diritti.

Da oltre tre anni infuria una guerra civile tremenda in Yemen. L’Unicef calcola circa 11 milioni di bambini a rischio. Due milioni di bambini non andranno a scuola e quattro milioni rischiano povertà educativa e, ancora di più, cinque milioni sono a rischio di morire di fame.

Una fotografia atroce. L’anno scorso il medico Roberto Scaini, di Medici senza frontiere, si ritrovò in Yemen per riaprire un ospedale bombardato. Di fronte c’era una scuola, anch’essa completamente inagibile. Eppure, ogni mattina, il dottore vedeva i bambini che andavano a scuola con la loro cartelletta, a studiare, finché anche gli insegnanti potevano ancora recarvisi. Poi i soldi non sono stati più usati per pagare gli insegnanti. In un’intervista, il medico racconta di un bambino che incontrava tutti i giorni. Un giorno, non c’era più scuola, il bambino disse al medico: “Io vorrei fare il dottore come te, ma il mio unico futuro sarà andare alla linea del fronte. Io so che l’unico modo per fermare le guerre è studiare”. Studiare. L’educazione come modo per non ignorare il male e costruire il bene.

La guerra in Yemen ha il primato dell’ignoranza. Meno ne parlo, più permetto di continuare a fare la guerra bombardando le scuole e gli ospedali. Non ci sono poi interessi economici diretti per le potenze occidentali che potrebbero intervenire. Anzi, l’Italia costruisce ed esporta le bombe che cadono in Yemen e distruggono gli ospedali e le scuole. “Dalla bocca dei lattanti e dei bambini hai tratto una forza, per ridurre al silenzio l’avversario”, dice il salmo 8. Agli adulti, a noi, l’urgenza di porre orecchio e ascoltare la loro voce.

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Stop armi italiane in Yemen