Si inaugura l’anno “barthiano”

A cinquanta anni dalla scomparsa del teologo Karl Barth tanti eventi per riflettere sul suo pensiero e la sua opera

Roma (NEV), 7 dicembre 2018 – Il 10 dicembre 1968 moriva Karl Barth, teologo svizzero nato a Basilea, fermo oppositore del nazismo, e tra i principali autori della Dichiarazione teologica di Barmen, approvata nel maggio 1934 dai delegati delle 29 chiese evangeliche regionali tedesche nel “Sinodo confessante della Chiesa evangelica”, in risposta alle pressioni esercitate sul protestantesimo tedesco dal nazionalsocialismo.

Nel 50° dalla scomparsa del teologo riformato sono numerosi gli appuntamenti che intendono ricordare il suo pensiero e tornare a riflettere sulla sua opera. Già nei prossimi giorni, come ricorda il sito Riforma.it verrà inaugurata una mostra itinerante in Svizzera, Paesi Bassi e Germania, mentre l’inaugurazione ufficiale dell’anno “barthiano” avverrà con la presentazione del Karl Barth Prize, creato nel 1986 dall’Unione delle chiese protestanti (UEK), e che nelle precedenti edizioni ha premiato tra gli altri il teologo Eberhard Jüngel (1988), il poeta Kurt Marti (2002), l’ex presidente tedesco Johannes Rau (2005) e nel 2006 Meehyun Chung teologa sudcoreana, tra le prime studiose di Barth nel paese, prima donna a ricevere questa onorificenza. I promotori dell’anno “barthiano” sono l’Unione delle chiese protestanti con l’Alleanza riformata tedesca, la Chiesa evangelica in Germania (EKD) e la Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (Fces).

Sempre sul sito Riforma.it il teologo Fulvio Ferrario, professore di teologia sistematica e decano presso la Facoltà valdese di teologia di Roma ripercorre il pensiero di Barth in un articolo in cui analizza il percorso del teologo e mette in luce come la sua Epistola ai Romani (1922) “e ancor più gli sviluppi del pensiero barthiano, cambiano la storia, non solo della teologia”. Ferrario riprende la definizione di Dio come “totalmente altro” e puntualizza ciò che Karl Barth voleva dire, e cioè che “Dio e la fede cristiana non possono essere considerati il sigillo religioso dell’ordine ideologico e politico borghese. Nemmeno di quello socialista, certo: dal punto di vista di Barth, tuttavia, quest’ultimo è un pericolo secondario, date la storia e la cronaca delle chiese”.