Luterani. Bludau richiama ai valori di libertà e uguaglianza

Il comunicato dei luterani in Italia a 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite

Heiner Bludau, foto CELI

Roma (NEV), 11 dicembre 2018 – “La Dichiarazione universale dei diritti umani oggi è valida più che mai, soprattutto di fronte ai tanti governi che agiscono sempre in modo sempre più arbitrario” ha dichiarato Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica-luterana in Italia (CELI), in un comunicato diramato ieri sera.

Questa cornice di valori, che dovrebbe valere per tutti e ovunque, è stata “un colpo di fortuna assoluto nella storia – continua il decano -. Il preambolo e i 30 articoli della dichiarazione non sono principi che valgono solo per la grande politica e a livello dei governi, ma dovrebbero fare parte del patrimonio di tutta la società civile e di ogni singola persona. Indipendentemente dal credo personale. La realizzazione di questi diritti è un compito permanente, non solo a livello politico, ma per ognuno di noi. Tanto più in un mondo di rivolgimenti, conflitti, crisi permanenti e distruzione dell’ambiente con una forbice sempre più ampia tra ricchi e poveri, tra i senza diritto e chi crede di possedere l’unica misura giusta di tutte le cose, tra migranti e cittadini, tra discriminati e tra chi si permette di giudicare salendo in cattedra”.

Nel comunicato si ripercorre la storia della Dichiarazione: per due anni, la commissione per i diritti umani internazionale, presieduta da Eleanor Roosevelt, e formata da uomini e donne provenienti da Stati Uniti, Australia, Cile, Cina, Francia, Libano, URSS e Regno Unito, ne ha elaborato i principi. “Per quanto incredibile possa sembrare, nel 1948 fu la prima volta nella storia dell’umanità che furono formulati diritti universali da applicare a tutte le persone, indipendentemente da età, sesso, nazionalità, colore della pelle, origine o religione. Solo a metà del XX secolo, dopo che l’Europa è sopravvissuta a rivoluzioni e a due guerre mondiali, il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, il divieto di schiavitù e tortura, il diritto alla libertà di pensiero e di credo, alla libertà di espressione, all’istruzione, al lavoro, alla salute e al benessere, eccetera, sono stati consacrati per la prima volta a livello internazionale – conclude Bludau -. Il proposito è stato fermo. L’attuazione a livello universale rimane un obbligo anche se la realtà, purtroppo, racconta un’altra storia”.