Metodisti. Bene comune fra quartieri spagnoli e via Toledo

La struttura di vico Tiratoio a Napoli, in un'immagine tratta da Google street view

Roma (NEV), 17 gennaio 2019 – È datato 10 febbraio 1970 il progetto di demolizione della chiesa metodista wesleyana di sant’Anna di Palazzo a Napoli, là dove oggi si trova la struttura neorazionalista progettata dall’architetto Salvatore Bisogni, inizialmente destinata a mercatino rionale.

Il prospetto frontale della chiesa metodista wesleyana demolita a sant’Anna di Palazzo a Napoli negli anni ’70, nell’area dove oggi sorge la struttura di vico Tiratoio, già area mercatale, in via di riqualificazione

Molto è stato fatto e disfatto da quel giorno e, con l’anno 2019, sembra possibile un nuovo inizio per quest’area ai margini dei quartieri spagnoli, ma anche a pochi passi da via Toledo. Dal 7 gennaio scorso, insieme a rappresentanti delle istituzioni, Dorothea Müller (pastora della Chiesa metodista di Napoli, la comunità che prima si riuniva nella chiesa demolita) e Alessandra Trotta, diacona metodista e delegata dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), stanno partecipando alle prime iniziative concrete per la riqualificazione della struttura di Vico Tiratoio.

“Siamo entrati dopo che gli occupanti abusivi avevano liberato l’edificio e abbiamo collaborato alla pulizia e sanificazione della zona – spiega Alessandra Trotta –.  Negli anni ’70 la Chiesa metodista decise di trasferire al Comune il terreno dove sorgeva il tempio, demolito perché pericolante. L’intento era quello di supportare una forte progettualità di presenza istituzionale in un territorio sottoposto ad altro genere di “controllo”, realizzando un’area mercatale e un edificio adibito a servizi sociali. L’accordo con il Comune prevedeva che alcuni locali della nuova struttura fossero dati in permuta all’OPCEMI, che intendeva destinarli ad attività aggregative, educative e solidali in continuità con quanto già posto in essere in precedenza dalla chiesa locale”.

Più volte, negli anni, la mancanza di continuità di presenza ha portato a degrado, all’uso improprio e ad atti vandalici: “Sono stati fatti più tentativi, ma serviva un progetto condiviso. Oggi c’è la novità di un atto concreto, perché è stata modificata la destinazione mercatale in favore di quella di “bene comune”.  La giunta, e in particolar modo dell’Assessorato al Patrimonio guidato dall’assessora Alessandra Clemente, si è espressa favorevolmente per un rilancio che coinvolga il quartiere, le associazioni del territorio, l’università” prosegue Trotta.

Nel frattempo, è stato elaborato un progetto per la riqualificazione degli spazi di proprietà dell’OPCEMI. “I luoghi si difendono se riempiti di cose belle ed utili – conclude la diacona.

“Vorremmo che la palazzina (ri)diventasse un’agorà, ‘na chjàzza’, per tutti quanti, per tutti gli abitanti dei quartieri spagnoli, dove tutti e tutte, piccoli e grandi, giovani e anziani, singoli e associazioni, autoctoni e stranieri possono incontrarsi; un centro d’incontro, di dibattito, di cultura e musica, di festa e tempo libero, una fornace di idee, di solidarietà e di spiritualità ecumenica/interreligiosa, di mutuo soccorso e di ‘soccorso organizzato'” si legge nel progetto presentato al Comune. Fra le ipotesi prospettate quella di un Community Centre; un presidio sanitario in collaborazione con la Fondazione evangelica Betania (che gestisce l’Ospedale Evangelico Betania a Ponticelli) e attività di animazione giovanile.