Decreto sicurezza. “Ogni luogo in Italia può diventare un carcere per richiedenti asilo” 

Intervista a  Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti, a cura di Gaetano De Monte 

Uno dei tanti sentieri dell’abitudine

Roma (NEV) 18 gennaio 2019 – Mauro Palma è il Garante nazionale dei detenuti o privati delle libertà, “meccanismo nazionale di prevenzione della tortura e dei trattamenti o pene, crudeli, inumani o degradanti” previsto dall’Onu. La legge n.10 del 21 febbraio 2014 che ne ha istituito la figura, gli ha attribuito il compito di vigilare “affinché la custodia delle persone sottoposte alla limitazione della libertà personale sia attuata in conformità alle norme nazionali e alle convenzioni internazionali sui diritti umani”. Si tratta di un organismo statale indipendente in grado di monitorare, visitandoli, i luoghi di privazione della libertà: carceri, luoghi di polizia, centri per gli immigrati, le Residenze sanitarie per le misure di sicurezza (REMS) che hanno sostituto i vecchi Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG), i trattamenti sanitari obbligatori, ecc. 

Nel corso di un colloquio con Palma abbiamo affrontato diverse questioni relative alla normativa che si riferisce al trattenimento degli stranieri e al decreto sicurezza. “Quando si parla di migranti dobbiamo innanzitutto superare la distinzione tra migranti economici e richiedenti asilo – ha detto il Garante – e partire dal fatto che la vita va tutelata nella sua interezza, non soltanto la vita biologica”. 

La questione che si pone subito, alla luce del cosiddetto Decreto sicurezza, è quella del trattenimento degli stranieri all’interno dei centri, che può arrivare fino a 210 giorni, tra la permanenza negli hotspot e nei centri per il rimpatrio; una misura che coinvolge persone che non hanno commesso alcun reato. 

Sull’hotspot di Lampedusa, ad esempio, Palma dice: “È una struttura dai contorni indefiniti. A partire da due considerazioni strutturali, e cioè, l’assenza di spazi di socialità e la mancanza delle porte nei locali dove ci sono i servizi igienici”.

Palma afferma anche che “Lampedusa è un hotspot a cielo aperto. Si trova in una situazione strutturale e giuridica indefinita che ancora ha bisogno di un chiarimento e nell’ambiguità terminologica che il decreto sicurezza introduce, potrebbe non averlo mai”.

L’ambiguità principale risiede nel fatto che “quando nel decreto si parla di locali idonei al trattenimento, si rischia che ogni posto in Italia possa diventare un luogo detentivo per stranieri”. Il riferimento è alla nuova previsione governativa che prevede “la temporanea permanenza dello straniero in strutture diverse e idonee, nella disponibilità dell’Autorità di pubblica sicurezza, fino a 48 ore”. Il  Decreto sicurezza inoltre consente al giudice di “autorizzare la permanenza in locali idonei presso l’ufficio di frontiera, sino all’esecuzione dell’effettivo allontanamento e comunque non oltre le quarantotto ore successive all’udienza di convalida”. 

Mauro Palma spiega che “si sta introducendo un nuovo modello di trattenimento che rischia di violare le garanzie di tutela della libertà personale, perché non vi sono contenute in primo luogo garanzie sui contatti delle persone con gli enti di tutela, i famigliari, i legali”. 

Lo scorso ottobre il Garante Mauro Palma ha presentato un parere di 20 pagine sul Decreto sicurezza, nel corso delle audizioni previste alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Nel testo, consegnato al presidente della Commissione, il Garante aveva avvertito che in questa maniera “i termini di durata massima di trattenimento fissati da tale norma possono infatti arrivare fino a 210 giorni di detenzione, e soltanto ai fini puramente di verifica della cittadinanza di una persona”. Di più: è proprio la situazione di indeterminatezza in cui si trovano dette norme che potrebbe rendere difficile l’esercizio dei poteri di vigilanza del Garante nazionale detenuti, non essendoci al momento una mappa ufficiale e definita di tali luoghi. Come dire, appunto, che ogni luogo di frontiera potrebbe diventare un carcere per richiedenti asilo.