Ancora a Malta i profughi sbarcati il 9 gennaio

In un’intervista a Famiglia Cristiana, Paolo Naso ricostruisce la vicenda e racconta che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e la Diaconia valdese, che dovrebbero accogliere i profughi, ancora non sono state contattate dal governo

Immagine tratta da https://www.youtube.com/watch?v=_phI-f_yFXQ

Roma (NEV), 1 febbraio 2019 – “Siamo pronti nella formula ormai sperimentata dei corridoi umanitari, il progetto realizzato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Comunità di Sant’ Egidio. Non si tratta di un’accoglienza temporanea. L’ obiettivo è accompagnare queste persone in un arco ragionevole di tempo, la nostra esperienza ci dice circa un anno e mezzo, verso una loro autonomia. Sappiamo che una volta accompagnato al lavoro il capo famiglia, il problema di queste persone è ampiamente risolto”. Con queste parole si conclude l’intervista che il settimanale Famiglia cristiana ha fatto a Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope (MH), programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Al centro dell’intervista il destino dei 10-15 profughi salvati al largo delle coste libiche il 22 e il 29 dicembre 2018 dalle navi Sea Watch e Sea Eye che, dopo un braccio di ferro, erano stati destinati all’accoglienza da parte della FCEI e della Diaconia valdese. Dal 9 gennaio non si hanno notizie di queste persone che ancora si trovano a Malta.

Famiglia Cristiana ricostruisce la vicenda con Naso e riporta le parole del premier maltese Muscat all’agenzia AGI “Ancora non abbiamo avuto alcun contatto col Viminale, spero sia solo una questione tecnica da parte del governo italiano perché gli altri Stati membri che avevano preso l’impegno lo hanno mantenuto”.

Naso da parte sua ribadisce che la FCEI e la Diaconia valdese ancora non sono state contattate: “Comunicazioni ufficiali non ne abbiamo più avute. Intuiamo che ci siano stati almeno due problemi. Primo: Malta avrebbe chiesto di prendere non solo i 49 della Sea Watch, ma anche altri 200 profughi che erano arrivati con missioni precedenti e che non erano stati ricollocati. Secondo: anche noi leggiamo i giornali e vediamo una dialettica fra la Presidenza del consiglio e il vice premier Salvini. Il fatto oggettivo è che non abbiamo nessuna informazione su quando arriveranno in Italia queste persone”. E prosegue: “Non abbiamo nessuna informazione, ma trattandosi di un paese dell’Unione europea voglio sperare che siano in condizioni adeguate al loro status di richiedenti asilo in transito verso altri paesi”.

Il nodo a questo punto e tutto politico. La lettura di questo stallo, che sta mantenendo nuovamente i richiedenti asilo in un limbo di incertezza, non può che chiamare in causa gli equilibri interni del governo italiano: “Su questo tema si giocano i rapporti di forza fra la Presidenza del consiglio e le forze politiche che sostengono il governo, tra i due vice premier, anche tra le diverse componenti del Movimento 5 stelle. Sento un linguaggio vicino alla linea pragmatica, che è quella di Conte, e un linguaggio che ricalca pari pari la versione salviniana delle cose”.