Finestra aperta

Pubblichiamo la nota di Cristina Arcidiacono, pastora evangelica battista, andata in onda durante la trasmissione “Culto evangelico” – rubrica “Finestra aperta”, in onda su Radio RAI 1, domenica 17 febbraio 2019

Foto di Katerina Pavlyuchkova - Unsplash

Roma (NEV), 18 febbraio 2019 – Si è appena concluso a Modena un premio letterario, che ha coinvolto una giuria di circa 100 detenuti e detenute di 10 carceri italiane. Si tratta di Sogna libero, ed è nato per promuovere la scrittura e la lettura negli istituti penitenziari in vista della riabilitazione, come prevede l’art. 27 della Costituzione. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Parlare di diritti in carcere è complesso. “Se è in carcere è perché è un criminale, una colpevole. Deve pagare”. Il carcere è infatti la pena. La perdita di se stessi è la tortura.

La Chiesa Valdese ha sostenuto, attraverso i fondi Otto per mille il progetto Women in transition, donne in transizione, che prevede laboratori con le detenute per sostenerle nel percorso di riabilitazione, appunto. Impariamo dagli errori, ma impariamo anche dai successi, un lavoro di incoraggiamento, di riconoscimento di ciò che mi permetterà di andare avanti, in carcere diventa ossimoro. In carcere infatti una caratteristica prevalente è la totale dipendenza, il processo di infantilizzazione delle detenute. Forse è questo quello che ci si aspetta. Dice una detenuta in un’intervista: “E’ molto semplice abbandonarsi e far fare tutto agli altri, in carcere, ma a quel punto perdo me stessa. Come farò a ritrovarmi una volta uscita? Dove troverò le forze, l’intelligenza per riprendere a lottare?”

A dispetto dell’obiettivo della Costituzione la giustizia che sembra più giusta è del tutto retributiva: se ti comporti bene, hai un premio, se ti comporti male, una punizione. Allora anche avere la possibilità di vedere i propri figli è spesso legato ad un permesso premio. Un punto di sofferenza delle donne che sono state intervistate è la difficoltà, a volte insormontabile, di poter mantenere la relazione con chi è rimasto fuori, figli, compagni, sorelle, madri, amiche. La lettura, assieme alla scrittura, diventa strumento per riconoscersi, per ritrovarsi.

Per le persone che hanno partecipato al premio letterario leggere i testi in concorso ha rappresentato la prima esperienza di lettura della loro vita.  C’è un tesoro nascosto nei libri, così come c’è nelle persone. Sogna libero ha l’obiettivo di fare della lettura e della scrittura uno strumento di libertà permanente. Di conversione, mi viene da dire, utilizzando una parola legata alla dimensione della fede. Conversione anche del mio senso di giustizia, riconoscendo la tentazione di vendetta che mi è propria e aprendo la mia finestra su una Libertà che non mi appartiene ma è donata all’umanità tutta da Dio.