Ritorno in Africa

David Herewood, il primo “dublinato” seguito dalla Chiesa evangelica luterana in Italia, è rientrato in Africa con un concreto progetto di vita

Foto di Shalom Mwenesi - Unsplash

Roma (NEV), 22 febbraio 2019 – I “dublinati” sono migranti rimandati in Italia da altri paesi europei in base al Regolamento di Dublino, che impone che sia il paese di primo ingresso a farsi carico della richiesta di una persona giunta sul territorio europeo. La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e la Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) dal 2017 collaborano per sostenere queste persone sia dal punto di vista dell’accoglienza che da quello socio-legale.

Per David Herewood questo percorso è terminato con un rientro in Africa, e precisamente in Ghana. Daniela Barbuscia, responsabile della Diaconia luterana della CELI, racconta la storia di questo ragazzo arrivato in Italia nel 2003.

“David, oggi quarantenne, proviene da Monrovia (Liberia). Nella traversata che nell’agosto del 2003 lo portò a Trapani, ha perso l’unico fratello – dice Barbuscia -. Ha poi lavorato a Palermo come garagista ma, a causa della cessazione dell’attività, si è trovato in grossa difficoltà. Inoltre, nel 2007, David ha subito un incidente stradale che, per diverso tempo, ne ha compromesso pressoché totalmente l’autonomia fisica”.

A seguito di queste problematiche David si è trasferito in Germania dove, grazie al sostegno della Chiesa Evangelica Luterana tedesca, si stava integrando quando, per effetto del trattato di Dublino, è dovuto rientrare in Italia.

“Il 16 ottobre 2017 – prosegue Barbuscia – insieme alla pastora di Napoli, Thiele Kirsten, ci siamo recati presso la questura di Caserta dove abbiamo presentato istanza per il rinnovo del permesso di soggiorno. Nel frattempo abbiamo cominciato a lavorare al progetto di ‘Ritorno a casa’.”

Il progetto si è realizzato pochi giorni fa quando Barbuscia ha accompagnato all’aeroporto David che ha preso un volo per il Ghana, paese in cui si è trasferito ciò che rimane della sua famiglia: “il programma che abbiamo messo in campo con lui prevede l’acquisto di un’automobile per utilizzarla come taxi e, in seguito, quando avrà accumulato un piccolo capitale vorrebbe aprire una fattoria dove alleverebbe principalmente maiali e polli – ha raccontato la responsabile della Diaconia -. Tutto questo gli permetterà di iniziare un’attività che donerà un’autonomia effettiva e una vita più serena”.

“Siamo felici e riconoscenti per questo obiettivo raggiunto! – ha concluso Barbuscia -. Grazie anche alla collaborazione delle Comunità di Ispra-Varese, Genova, Merano e Torre Annunziata, che hanno sostenuto il progetto”.