#disarmo. Corsa agli armamenti o riconversione?

La seconda tavola rotonda ha visto la partecipazione di attori politici e della società civile che si sono confrontati sulla produzione e sul commercio di armi alla luce della legge 185/90

Roma (NEV), 1 marzo 2019 – La seconda tavola rotonda del convegno “Produzioni e commercio di armamenti: le nostre responsabilità” in corso oggi alla Camera, con la partecipazione di attori politici e della società civile che si sono confrontati sulla produzione e sul commercio di armi alla luce della legge 185/90, ha visto un confronto serrato e leale tra i diversi relatori che si sono trovati su posizioni molto diverse rispetto al tema dell’incontro.

Manlio Di Stefano, sottosegretario del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha esordito ricordando che “mentre da una parte l’armamento fa parte di una logica di PIL, per altri è uno strumento necessario per mantenere i rapporti di forza. Al di là delle ipocrisie – ha detto – è sbagliato pensare che si possa risolvere il problema con l’interruzione dell’esportazione delle armi prodotte in Italia. Bisogna avere il coraggio di parlare di moratoria internazionale. Quindi abbiamo a che fare con una volontà politica”. Di Stefano ha annunciato la presentazione di una proposta di legge di revisione della 185 del senatore 5 stelle Gianluca Ferrara nella quale si prevede l’istituzione di un fondo per progetti di riconversione, ampliamento dei divieti di esportazione, introduzione del trattato sul commercio delle armi, norme per evitare la triangolazione, riabilitazione del comitato interministeriale e introduzione con un mandato parlamentare di una lista di paesi in cui è sconsigliato vendere, creazione di nucleo interforze per il controllo e l’attuazione della norma.

Guido Crosetto, che è intervenuto in qualità di presidente della Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (AIAD), ha parlato dell’industria della difesa come asse non facilmente sostituibile e la corsa agli armamenti come fondamentale nei rapporti di forza tra stati.

Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo, ha espresso interesse per la revisione delle legge e indicato alcune azioni, anche utilizzando indicazioni europee, che già potrebbero essere messe in campo per limitare l’impatto delle esportazioni. Da sempre impegnato sul tema della riconversione, ha sottolineato la possibilità reale di fare industria in maniera differente e lavorare seriamente sulla riconversione che, ha detto, molti studi hanno dimostrato essere valida.

WCC 10th Assembly, Republic of Korea, Busan, 7.11.2013, peace Plenary.

Il pastore Herbert Anders, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), ha sintetizzato il suo intervento nella frase “rafforzare invece di indebolire”. Noi non possiamo essere neutrali, non possiamo rimanere in silenzio, perché diventiamo complici dell’oppressione e quindi colpevoli di sostenere il sistema. Il sistema di adesso è quello collegato all’economia e ai soldi. La teologia ha come obbligo e scopo quello di disegnare scenari diversi. Come teologi dobbiamo dire che si può ragionare in modo diverso. È ovvio che partiamo da una posizione utopica ma questo è ciò che ci ha fatto dire, come Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che vogliamo impegnarci in questo ambito”.
“La domanda di fondo è a cosa serve l’economia e quali sono i limiti della nostra responsabilità. L’economia e la politica devono prendere atto che i diritti umani e la democrazia sono l’obiettivo universale” ha detto Sergio Bassoli della CGIL, segreteria Rete della pace. Si è rivolto al sottosegretario Di Manlio dicendo che “abbiamo bisogno di imprese con cui condividere cosa e come andiamo a produrre. È importante costruire una comunione di intenti tra interessi diversi con l’obiettivo dell’interesse del pianeta. Dobbiamo avere il coraggio e la responsabilità di dire che un paese civile come l’Italia non può vendere armi a un paese come l’Arabia Saudita”.
Nicoletta Dentico, vicepresidente della Fondazione Finanza Etica, ha fatto riferimento all’agenda delle Nazioni Unite per gli obiettivi del Millennio e al ruolo della legge 185/90, fondamentale per attivare un processo di consapevolezza sul ruolo delle banche.
Giovanni Ricciuti, presidente Pax Christi Italia, si è rivolto ai politici presenti: “questo realismo della politica spegne le visioni e la speranza”.