Roma (NEV), 18 luglio 2012 – Ha fatto scalpore la sentenza con cui lo scorso 26 giugno – ma la notizia è stata ripresa dai quotidiani italiani solo il 13 luglio – la Corte d’Appello di Colonia (Germania) ha di fatto dichiarato illegale la pratica della circoncisione rituale nel territorio del proprio Land. Intervenuta sulla denuncia di un medico ospedaliero, intervenuto d’urgenza per curare un ragazzo musulmano che era stato circonciso in maniera scorretta e perdeva sangue, la Corte ha voluto tutelare l’integrità fisica dei minori permettendo la circoncisione solo a ragazzi che abbiano raggiunto la maggiore età. Una decisione che ha innescato le dure reazioni delle comunità ebraica e musulmana tedesche ed europee, oltre al parere negativo delle chiese cattolica ed evangelica in Germania. In Italia, tra gli altri, è intervenuto sull’argomento il professor Daniele Garrone, docente di Antico Testamento presso la Facoltà valdese di teologia di Roma, il quale ha rilasciato all’agenzia stampa NEV la seguente dichiarazione.
“La sentenza del tribunale di Colonia che vieta la circoncisione rituale praticata da ebrei e musulmani ai bambini e agli adolescenti non può che sollevare opposizioni. L’argomento a sostegno della decisione è il seguente: la circoncisione sarebbe una mutilazione fisica, per di più praticata senza tener conto, per ovvie ragioni di età, della libera scelta in materia religiosa da parte di chi la subisce. Credo che entrambi i corni del ragionamento siano da impugnare: se praticata – come oggi avviene in Europa – con le dovute e sacrosante cautele mediche, non è una mutilazione (a differenza di altre pratiche barbare contro cui giustamente il mondo civile si schiera), semmai una salutare pratica. Nessun figlio o figlia, poi, cresce senza che i genitori gli trasmettano quelli che per loro sono i valori fondanti e senza che in molti campi decidano per lui o per lei, non solo in materia di religione (o di non religione o di concezioni politiche).
Non si vede dunque perché dichiarare illegale la innocua pratica con cui un bimbo ebreo viene accolto e segnato come membro del suo popolo. Per la tutela, anzi per lo sviluppo, della piena libertà che i minori eserciteranno un giorno non servono ”vuoti” di pratiche e di convincimenti (che essi siano religiosi, areligiosi o anti-religiosi), ma senso di responsabilità, mitezza, sensibilità. Insomma, ogni convincimento può essere vissuto con fanatismo o con mite passione, con intolleranza o con equilibrio. Questo è il vero nodo della questione e la grande responsabilità di chi mette al mondo dei figli.”