Pace. Disappunto del CEC per il mancato accordo internazionale sul commercio delle armi

L'appello di quattro organizzazioni cristiane per includere le munizioni nel testo del trattato

Roma (NEV), 1 agosto 2012 – E’ con disappunto e delusione che il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha preso atto dell’inconcludente Conferenza ONU per la definizione di un trattato sul commercio delle armi, tenutasi a New York dal 2 al 27 luglio.

Per quattro settimane i rappresentanti di 194 nazioni mondiali hanno discusso sul tema senza giungere a una conclusione, rimandando ad altra data la definizione di un accordo. “Le chiese sono preoccupate per la posticipazione di questo lungo processo e continueranno a lanciare il loro appello per più stretti controlli sulle armi convenzionali. A chiedercelo sono i tanti conflitti in atto in cui le armi vengono usate per perpetrare genocidi, crimini di guerra, e gravi violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC.

Le chiese erano presenti alla Conferenza ONU con una delegazione ecumenica guidata dal pastore Walter Altman, moderatore del CEC, in rappresentanza della quasi totalità dei cristiani. Alla delegazione hanno infatti aderito oltre al CEC, anche l’Alleanza evangelica mondiale (AEM) e le organizzazioni cattoliche Pax Christi e Caritas. In particolare, durante i lavori della Conferenza, queste quattro organizzazioni si sono fatte promotrici di un appello per includere nel trattato non solo la vendita delle armi ma anche delle munizioni. “Non è possibile che le munizioni vengano omesse dalle restrizioni di un trattato a lungo atteso per proteggere dalla sofferenza e dalla morte milioni di persone nel mondo”, hanno affermato i promotori dell’appello. Una posizione che ha visto l’opposizione di una piccola ma potente minoranza di stati presenti alla Conferenza.