Scuola. Non avvalersi dell’IRC è una scelta per una scuola che rispetti le diversità

Lo afferma Silvana Ronco, presidente dell'Associazione 31 Ottobre

Roma (NEV), 30 gennaio 2013 – Nelle scuole italiane è tempo di iscrizioni e quindi anche di scelte che i genitori, in particolare quelli che iscrivono i loro figli al primo anno, devono operare. Tra queste quella di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica.

Lo ricorda Silvana Ronco, presidente dell’Associazione “31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani” in un comunicato stampa reso pubblico nei giorni scorsi. Ronco commenta anche la novità dell’iscrizione online, facendo notare che questa modalità per le scuole private paritarie resta facoltativo: “un percorso ‘privilegiato’ – secondo Ronco – che distingue la scuola privata da quella pubblica non solo per i cospicui finanziamenti diretti e indiretti ricevuti ma anche dal punto di vista dei percorsi amministrativi che, da un lato, vincolano le segreterie delle scuole pubbliche ad uno sforzo maggiore a fronte dei tagli di fondi e personale, mentre dall’altro vedono mantenuti i privilegi di scuole private in cui non si percepisce crisi”.

Altro tema scottante, la possibilità che i docenti dell’IRC si ritrovino a svolgere ore di supplenza nelle classi, diventando di fatto insegnanti anche degli studenti non avvalentesi. In un contesto sempre più multiculturale e multireligioso com’è l’Italia di oggi, “la scelta di non avvalersi di un insegnamento di parte”, cioè l’IRC, è per Ronco “la scelta di un modello di scuola che si ponga come obiettivo il superamento dell’insegnamento confessionale, orientandosi verso un approccio storico-critico del fatto religioso. Quindi una testimonianza di scelta orientata ad un modello di scuola pubblica rispettoso delle diversità, delle minoranze, e soprattutto capace di trasformarle in risorse, in opportunità di arricchimento mediante la conoscenza dell’altro” (www.associazione31ottobre.it).