Roma, 14 marzo 2013 (NEV-CS12) – Un saluto ecumenico e l’assicurazione di un dialogo e di una collaborazione con la Chiesa cattolico romana che continuerà con il nuovo pontefice. E’ quanto il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha espresso ieri sera nel suo messaggio di congratulazioni rivolto al nuovo papa, Francesco. Tveit ha sottolineato due elementi fondamentali nell’elezione del nuovo papa. Prima di tutto il fatto che, nella persona del cardinal Jorge Bergoglio, sia salito al soglio pontificio un “pellegrino della giustizia e della pace, che ha vissuto una vita semplice e riflette la passione per la giustizia sociale e l’innalzamento dei poveri”. Una prospettiva, quella del nuovo papa, che sprona anche il CEC a “riaffermare il proprio impegno per la giustizia e la pace”. In secondo luogo, è di particolare significato che Francesco I sia il primo papa a provenire dal Sud del mondo. “Oggi la grande maggioranza dei cristiani vive nel Sud del mondo e la loro proporzione è destinata a crescere ancora – ha affermato Tveit – Questo cambiamento ha già avuto un impatto importante sul mondo cristiano. E’ in questo contesto che dobbiamo muoverci ed è in questo contesto che vogliamo lavorare insieme per affrontare i grandi ed urgenti bisogni di tutti i popoli e di tutte le persone”.
Le congratulazioni del Consiglio delle chiese dell’America latina
Il pastore Nilton Giese: “Conosciamo e apprezziamo l’impegno del cardinal Bergoglio per i problemi sociali e il dialogo ecumenico”
Roma, 14 marzo 2013 (NEV-CS13) – “Ci congratuliamo con Francesco, il primo papa latinoamericano”. E’ questa la prima dichiarazione rilasciata dal pastore Nilton Giese, segretario generale del Consiglio delle chiese dell’America latina (CLAI), alla notizia dell’elezione del nuovo pontefice. “Conosciamo il lavoro del cardinale Bergoglio nella diocesi di Buenos Aires – ha dichiarato Giese – e apprezziamo la sua particolare sensibilità e impegno per i problemi sociali e per il dialogo ecumenico”.
Un giudizio simile è stato espresso dal pastore Antonio Carlos Alfredo Duarte Voekler, presidente della Chiesa evangelica del Rio de la Plata. Sottolineando il dato storico del primo papa sudamericano, Voekler ha espresso la fiducia che “l’esperienza pastorale di Bergoglio aiuterà il nuovo papa a promuovere una nuova visione a favore di coloro che soffrono persecuzioni e marginalizzazioni di ogni tipo”.
Apprezzata la sobrietà
Commento del teologo valdese Fulvio Ferrario sull’elezione del nuovo papa “Un saluto che suscita viva simpatia”
Roma, 14 marzo 2013 (NEV-CS14) – “Come tutti i cristiani partecipiamo nell’intercessione a questa fase importante della vita della chiesa di Roma”: queste le parole con cui il teologo valdese Fulvio Ferrario, coordinatore della Commissione ecumenica delle chiese battiste, metodiste e valdesi, ha accolto l’elezione del nuovo papa.”Certamente il saluto che Francesco ha rivolto alla città di Roma e al mondo suscita viva simpatia – ha proseguito il teologo -. Ritengo poterebbe essere onorato da commenti che mantengano la stessa sobrietà. Constato che una volta ancora così non è stato. Le analisi chilometriche e dettagliate che già abbiamo subito relativamente a questo o quel particolare sull’autopresentazione di Francesco sono a dir poco premature. Avremo tutto il tempo di dialogare con lui nelle forme che si mostreranno più feconde”.
Holger Milkau, decano della chiesa luterana in Italia: ammirazione per lo spirito evangelico con cui il papa si è presentato ai fedeli
I luterani mondiali incoraggiano il nuovo pontefice a proseguire il dialogo ecumenico
Roma, 14 marzo 2013 (NEV-CS15) – “Ho ammirato il modo in cui papa Francesco si è presentato al popolo dei fedeli, con l’umiltà di chi ha piena consapevolezza della responsabilità di cui è stato investito: una responsabilità anche molto umana, incoraggiata non per ultimo dal segno riformatore espresso nella dimissione di Benedetto XVI”. Sono queste le prime dichiarazioni rilasciate dal pastoreHolger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), ieri sera immediatamente dopo l’elezione del nuovo papa. “Il primo gesto del nuovo pontefice, inginocchiarsi per chiedere il sostegno e la benedizione dei fedeli, è stata espressione di vero spirito evangelico – ha proseguito Milkau -. Un modo di testimoniare la fede che ci è molto vicino e, da luterano, esprimo la speranza che ciò sia il preludio di un dialogo rinnovato e aperto, all’insegna dell’ecumene che da sempre caratterizza i rapporti tra la nostra Chiesa e la Chiesa cattolica”.
A livello internazionale, la Federazione luterana mondiale (FLM) ha salutato il nuovo leader della chiesa cattolica romana, esprimendo ai fedeli cattolici la gioia dell’intera comunione luterana. Il vescovo Munib Younan e il pastore Martin Junge, rispettivamente presidente e segretario generale della FLM, hanno sottolineato come il nuovo papa sia stato chiamato “a servire la chiesa in un tempo in cui le relazioni tra luterani e cattolici sono cresciute nella comprensione reciproca e nella testimonianza comune non solo a livello locale ma anche internazionale”. Per questo è importante che il dialogo tra le due confessioni continui. Younan e Junge hanno poi espresso la certezza che papa Francesco porterà nel suo pontificato la ricca esperienza pastorale vissuta in Argentina, passata attraverso “la dittatura dei generali, un collasso economico dovuto al debito estero, la violenza sociale e la distruzione ecologica”.
Le reazioni del mondo ecumenico e protestante europeo: storica l’elezione del primo pontefice proveniente dal Sud del mondo
Roma, 14 marzo 2013 (NEV-CS16) – “L’elezione di un papa proveniente dall’America Latina è giunta come una sorpresa, e tuttavia mostra la crescente importanza di questa regione nella chiesa cattolica e nel mondo”. Lo ha dichiarato il pastore riformato Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), che si è congratulato con i cardinali per questa storica decisione. Papa Francesco è infatti il primo pontefice a provenire dall’emisfero meridionale e, per questo, Liagre ha espresso la fiducia che il nuovo papa potrà aiutare la chiesa ad essere più vicina agli abitanti delle aree più povere della terra dove vivono la maggior parte dei cristiani e dei cattolici. “L’elezione di papa Francesco sembra suggerire il rinnovamento di una chiesa sotto pressione su molti fronti – ha aggiunto Liagre che ha poi concluso: “La KEK pregherà per lui e per tutti i fratelli e le sorelle cattoliche romane in ogni parte del mondo affinché papa Francesco possa essere un testimone di speranza, giustizia, pace e riconciliazione”.
Congratulazioni al nuovo papa sono giunte anche dal vescovo luterano austriaco Michael Bünker, segretario generale della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE). “Mi rallegro insieme alla chiesa sorella per la rapida e convincente decisione”, ha detto a caldo Bünker, che dal nuovo papa si augura quell'”apertura ecumenica” caratteristica della teologia gesuitica. Non esclude pertanto nuovi progressi dell’ecumene “verso più dialogo e più atti a favore di una comunione maggiore”. Per Bünker il nome scelto da Bergoglio è senz’altro indice di una rinnovata voglia di riforma.
L’augurio espresso dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), il pastore riformato Gottfried Locher, è che papa Francesco possa “costruire ponti” come indica la sua stessa funzione, quella cioè di pontefice. “Ponti tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri, ma anche tra le nostre chiese”, ha detto Locher, facendo riferimento alla figura storica di Franscesco d’Assisi, la cui autorevolezza mosse non dalla gerarchia, bensì dalla preghiera.
Il teologo valdese Paolo Ricca: una presentazione carica di promesse
L’insistenza sul concetto di ‘vescovo di Roma’, il nome Francesco e la reciprocità della benedizione: le tre novità positive del nuovo papa
Roma, 14 marzo 2013 (NEV-CS17) – Sull’elezione del nuovo papa è intervenuto il professor Paolo Ricca, teologo valdese e da sempre impegnato nel movimento ecumenico. Di seguito la sua dichiarazione:
“La prima impressione del nuovo papa è certamente positiva. Da un punto di vista protestante il papa è sempre il papa, la cui autorità si fonda sul mito del primato di Pietro. Fatta questa premessa, devo dire che papa Francesco si è presentato bene. Tre in particolare sono gli elementi positivi che mi hanno colpito.Prima di tutto l’insistenza sulla categoria del ‘vescovo di Roma’ con cui si è ripetutamente definito senza mai pronunciare la parola ‘papa’. La dimensione della chiesa locale, di una diocesi specifica, viene prima della funzione e della pretesa di pastore universale, particolarmente problematica in campo ecumenico. In questo modo il nuovo papa afferma anche che la sua azione nella diocesi di Roma sarà lo specchio, il banco di prova della sua funzione universale.
Il secondo punto è il nome scelto, Francesco. E’ un nome impegnativo e promettente, se effettivamente corrisponde a un programma. Francesco richiama una scelta di evangelicità radicale, il vangelo ‘sine glossa’, cioè senza commenti, senza orpelli, senza aggiunte.
Infine, è stato particolarmente significativo il fatto che il nuovo papa abbia chiesto la benedizione dei fedeli prima di essere lui a benedire loro. E’ un gesto che introduce l’idea di reciprocità come base delle relazioni all’interno della chiesa.Certo, tutte queste buone premesse andranno verificate nei fatti, ma per il momento le riceviamo come delle promesse, quindi in speranza”.
“Un papa con luci ed ombre”, tra le ambiguità del periodo dittatoriale e la difesa dei poveri
L’opinione di Gabriela Lio, pastora argentina, vice presidente della FCEI
Roma (NEV), 14 marzo 2013 – “Chi, come me, attendeva un Papa rivoluzionario, certamente non lo incontrerà in papa Francesco”. E’ quanto afferma la pastora argentina Gabriela Lio, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). “Bergoglio – prosegue Lio – è un personaggio con luci ed ombre. Non appartiene all’ala più conservatrice della chiesa cattolica argentina, ma neppure può essere annoverato tra i progressisti; è in prima linea per i diritti dei poveri, ma la sua condotta nei confronti della dittatura militare degli anni ‘70 non può essere definita limpida”. In particolare è la vicenda di due sacerdoti gesuiti, sequestrati e torturati dal regime, a far emergere dubbi su Bergoglio. Secondo alcuni, egli avrebbe tolto ai due la sua protezione, lasciando via libera ai militari, accuse che il cardinale ha respinto, anche durante un’udienza in tribunale nel 2010. “Qualunque siano le sue responsabilità su questo caso specifico, a molti argentini e certamente agli attivisti dei diritti civili non è piaciuta la richiesta di perdono che nel 2012 la chiesa argentina ha pubblicamente espresso per non aver difeso il proprio gregge durante la dittatura. Un dichiarazione arrivata troppo tardi e che, soprattutto, metteva insieme la violenza del regime a quella delle sue vittime”.
“Accanto a queste ombre, non da poco per noi argentini, è innegabile che negli anni della crisi economica Bergoglio si distingue per la chiamata alla lotta contro la povertà e la risurrezione morale del paese distrutto da una crisi politica, sociale ed economica”, riconosce Lio. Nel 2009, Bergolgio affermava: “I diritti umani si violano non solo per il terrorismo, la repressione, gli assassini bensì anche per la esistenza di condizioni di estrema povertà e di condizioni economiche ingiuste che originano grandi disugualianze.” “Questo mi sembra un pensiero importante in un mondo lacerato dalle disuguaglianze”, ha concluso Lio.
Il commento della pastora Maria Bonafede, membro del Consiglio della FCEI
Roma (NEV), 14 marzo 2013 – “Francesco è un nome molto impegnativo per un papa”, esordisce la pastora Maria Bonafede, già moderatora della Tavola valdese e membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia con delega all’ecumenismo. “Mi auguro – così prosegue il suo commento sull’elezione del nuovo papa – che l’averlo scelto significhi che questo papa vuole la chiesa che è stato chiamato a governare più povera e meno compromessa con il potere e con il potere che viene dal denaro. Mi auguro che tra le azioni dei suoi primi cento giorni di governo figuri il fare chiarezza sui traffici dello IOR. Spero che chiamarsi Francesco significhi avere la forza e l’attenzione dell’evangelo e della voce della miseria in cui vivono milioni di persone, che significhi anche fare battaglie scomode e solitarie in nome della verità e della libertà. Tutte cose abbastanza impensabili da parte di un papa. E quindi mi auguro che l’aver scelto questo nome non significhi volersi appropriare con l’arroganza del potere papale di un nome che è stato per la cristianità comunque un riferimento di cose belle e buone, di autenticità e cura per le creature indifese, e incamerare anche Francesco fra le cose di cui si può usare come si vuole”.
E, in conclusione, la pastora Bonafede tiene a dire: “Buona sera a te, nuovo vescovo di Roma: ottima questa uscita così laica e normale del ‘buona sera’, ottima l’insistenza sull’insediamento locale del suo ministero, ottima la richiesta di una preghiera da parte della piazza e ottima la risposta della piazza. Una richiesta: faccia Francesco chiarezza subito sul suo rapporto con la dittatura fascista in Argentina perché ‘L’isola del silenzio. Il ruolo della chiesa nella dittatura argentina’ del giornalista Verbitsky è un libro convincente e terribile e quindi se c’è da confessare una compromissione andrebbe fatto subito anche per onorare il nome che si è scelto”. ranX ,iu0x3 4.” “Questo mi sembra un pensiero importante in un mondo lacerato dalle disuguaglianze”, ha concluso Lio.