Siria. Il messaggio delle chiese alla Conferenza di pace ‘Ginevra II’

Roma (NEV), 22 gennaio 2014 – “Non c’è alcuna soluzione militare al conflitto siriano”. Lo hanno detto una trentina di rappresentanti di chiese cristiane di tutto il mondo in un messaggio indirizzato alla Conferenza internazionale di pace “Ginevra II”, in corso a Montreux (Svizzera). Un accorato appello di cui oggi si è fatto ambasciatore Lakhdar Brahimi, rappresentante delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la Siria. A recapitargli l’esortazione delle chiese per un immediato cessate il fuoco è stato nei giorni scorsi il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), il pastore Olav Fykse Tveit. Nel corso dell’incontro tra Brahimi, Tveit e Michel Nseir, responsabile del CEC per il Medioriente, Brahimi ha assicurato l’impegno a cooperare con le chiese e le Nazioni Unite a favore della pace in Siria.

Nella fattispecie i leader cristiani – cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani, molti dei quali provenienti dal Medioriente, al termine di un simposio svoltosi dal 15 al 17 gennaio scorsi presso il quartier generale del CEC a Ginevra -, con questa dichiarazione congiunta hanno chiesto la deposizione delle armi all’interno dei confini siriani, in modo da permettere le operazioni di aiuto umanitario e la ricostruzione del paese, ferma restando l’adeguata tutela del carattere multietnico, multireligioso e multiconfessionale della società siriana. In particolare hanno chiesto un’assistenza umanitaria appropriata ai bisogni delle comunità siriane più vulnerabili, nonché ai profughi che si trovano nei paesi limitrofi. Ognuno dei rappresentanti di chiese ha altresì invitato il proprio governo ad impegnarsi per una pace giusta in Siria. Con un comunicato stampa diffuso ieri anche il pastore Guy Liagre, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), si è associato all’appello del CEC, così come ha fatto l’Alleanza evangelica mondiale (AEM).

I numeri della tragedia umanitaria sono impressionanti: secondo i dati forniti dall’ISPI il conflitto siriano è costato la vita a 150 mila persone, ha causato 4 milioni di “sfollati interni” e 2 milioni e mezzo di profughi all’estero.