Venezuela. Il CEC fa proprio un appello alla pace lanciato dalla chiesa presbiteriana

Il CLAI: per attuare un cambio di regime non si usi la piazza ma le vie previste dalla Costituzione

Roma (NEV), 12 marzo 2014 – A seguito degli scontri di piazza che nel mese di febbraio hanno provocato 20 morti, il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha fatto proprio un appello alla pace in Venezuela lanciato dalla chiesa evangelica presbiteriana del paese sudamericano. “Ci uniamo in preghiera ai nostri fratelli e alle nostre sorelle venezuelane affinché Dio ascolti il grido d’angoscia di così tante famiglie” e guidi, con la sua saggezza, gli esponenti del governo, dell’opposizione, dei giovani e del popolo “attorno a un tavolo per trovare le soluzioni più appropriate”, ha dichiarato la pastora Gloria Nohemy Ulloa Alvarado, presidente del CEC per la regione latinomaericana. Sul Venezuela si è espresso anche il Consiglio delle chiese dell’America latina (CLAI) che, in un comunicato stampa, ha esortato le chiese a continuare a operare per la pace.

Sottolineando il diritto del popolo di manifestare quando ritiene che le proprie autorità “non lavorino per il bene comune”, il CLAI ha comunque denunciato “l’intento manifesto” delle opposizioni di cercare un cambio di regime attraverso la violenza di piazza piuttosto che utilizzare i mezzi legali offerti dalla Costituzione – tra cui un referendum che a metà mandato permette ai cittadini di esprimersi sul presidente e decretarne la destituzione (www.claiweb.org/secretaria_general/2014/venezuela.pdf).

In Venezuela la tensione tra governo e opposizione è costante. Il presidente Maduro è accusato di aver portato il paese a una crisi alimentare e di aver violato il diritto di parola dei cittadini. L’opposizione è a sua volta accusata dal governo di fomentare campagne mediatiche menzognere e di attentare alla sicurezza della nazione.