Regolamento di Dublino. La CEDU obbliga la Svizzera a chiedere garanzie all’Italia

Roma (NEV), 5 novembre 2014 – La Svizzera, prima di rinviare verso l’Italia una famiglia afghana richiedente asilo composta da 8 persone, di cui 6 figli minori, ha l’obbligo di chiedere garanzie al nostro paese. Lo ha stabilito ieri la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo, che ha parzialmente accolto un ricorso inoltrato col sostegno dall’ufficio legale dell’Aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera (ACES, in Italia conosciuta con la sigla HEKS-EPER), come riferisce voceevangelica.ch. La Grande Camera della CEDU, con una sentenza inedita, ha deciso che il trasferimento della famiglia verso l’Italia – paese competente per l’esame della domanda d’asilo in virtù del regolamento di Dublino – violerebbe il divieto di tortura o di trattamenti o pene inumani o degradanti (art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo) se prima la Svizzera non si accertasse del fatto che l’Italia possa garantire individualmente assistenza conforme all’età dei bambini e il mantenimento dell’unità famigliare. Con un comunicato l’ACES ha espresso la propria soddisfazione in quanto “la decisione indica una direzione da seguire per quanto concerne il trattamento delle famiglie e di persone indifese nel quadro dei procedimenti sottoposti alle norme di Dublino”. Un altro aspetto importante, secondo l’ACES, è costituito dal fatto che la CEDU ha chiaramente riconosciuto “che le condizioni d’accoglienza in Italia sono carenti ed è necessario garantire un’adeguata protezione alle persone vulnerabili”. La famiglia afghana era giunta in Svizzera nel novembre del 2011 attraverso l’Italia e l’Austria. Nel 2013 la Svizzera ha rinviato verso l’Italia 4000 richiedenti asilo.