IL MURO DI BERLINO, PRIMA E DOPO

Roma (NEV), 12 novembre 2014 – In occasione dei 25 anni dalla caduta del muro di Berlino il sito del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha pubblicato il 7 novembre scorso una riflessione di Stephen Brown (www.oikoumene.org). L’autore lavora a Ginevra (Svizzera) per il network di studi etici Globethics.net e ha pubblicato un libro sul ruolo del processo ecumenico “Giustizia, pace e salvaguardia del Creato” nella rivoluzione pacifica nella Germania dell’Est.

La caduta del Muro di Berlino è uno dei simboli più drammatici del cambiamento globale avvenuto nel mondo nel 1989. Mentre a Berlino cadeva il Muro, nell’America del Sud, in Cile, la caduta del generale Augusto Pinochet rappresentò la fine dei regimi militari che avevano tenuto in pugno quel continente per trent’anni. E in Sudafrica si mossero i primi passi che avrebbero portato alla scarcerazione di Nelson Mandela e all’organizzazione delle prime elezioni democratiche e non razziste del 1994.

Ma come ha notato Konrad Raiser, già segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), “i cambiamenti in Europa e in altre parti del mondo accaddero con tanta rapidità da sorprendere i governi e le chiese, i quali non erano preparati a quella nuova situazione”.

I Paesi e le chiese liberati da regimi oppressivi, ha sottolineato Raiser, dovettero trovarsi una nuova identità. “In molti casi, ciò provocò forti contrasti interni, in particolare tra chi aveva partecipato o era stato complice con il passato regime e chi invece aveva combattuto per la libertà, la giustizia e i diritti umani”.

Le chiese e il collasso comunista

Le chiese nell’Europa centrale e orientale e nell’ex Unione Sovietica poterono finalmente esprimere direttamente la propria opinione. In alcuni Paesi, i dirigenti delle Chiese ortodosse furono confrontati con tensioni interne relative al profilo ecumenico da assumere. La Chiesa cattolica romana, la quale rappresenta circa la metà dell’intera popolazione cristiana mondiale, cominciò a sottolineare con maggiore forza la propria identità. Alcune Chiese protestanti europee avviarono una riflessione sulla necessità di darsi un profilo più marcato. In maniera drammatica, nel contesto delle guerre balcaniche che accompagnarono la disgregazione della Jugoslavia, la religione – rappresentata dall’ortodossia, dal cattolicesimo romano e dall’islam – divenne un marchio identitario nei conflitti che videro opporsi le diverse comunità etniche e nazionali.

Fragilità del neoliberismo

La caduta del Muro di Berlino e il collasso del comunismo nell’Unione Sovietica, due anni più tardi, furono interpretati come il trionfo della democrazia liberale, dell’economia neoliberista e l’inizio della globalizzazione neoliberista.

Ma la crisi finanziaria ed economica internazionale iniziata nel 2008 ha dimostrato quanto sia precario il processo di globalizzazione economica. Quando la crisi è esplosa, molti hanno ritenuto che essa costituisse una sorta di “crollo del Muro di Berlino” che metteva in discussione le fondamenta stesse del sistema, dopo la quale niente sarebbe più stato come prima.

Eppure, come alcuni commentatori hanno acutamente osservato, le banche e le istituzioni finanziarie hanno mantenuto, malgrado la crisi, una “libertà oligarchica” nei confronti della quale i governi sono impotenti. I tassi di disoccupazione, a livello mondiale, hanno raggiunto percentuali da record. Guardando oltre le turbolenze dei mercati finanziari, si pone la domanda sulla sostenibilità del sistema stesso alla luce dei conflitti, della crisi economica e del possibile collasso ecologico.

Ruolo del movimento ecumenico

Due grossi pezzi del Muro di Berlino si trovano nel giardino del Centro ecumenico di Ginevra, dove il Consiglio ecumenico delle chiese e alcune altre organizzazioni ecumeniche hanno la loro sede. Quei frammenti del Muro sono stati regalati alla Conferenza delle chiese europee (KEK) dal primo governo eletto democraticamente nella Germania dell’Est e rappresenta un riconoscimento del ruolo svolto dalle chiese nella rivoluzione pacifica che ha portato al rovesciamento del regime comunista.

Quella che è comunemente chiamata “caduta del Muro di Berlino” era stata infatti preceduta da settimane di proteste pacifiche, svoltesi in tutta la Germania orientale, partite dalle chiese e accompagnate da simboli religiosi: canti, veglie di riflessione e preghiera e candele. Molti dirigenti dei movimenti politici che guidarono il cambiamento nella Germania dell’Est erano stati attivi, in precedenza, nell’ambito di organizzazioni per la pace, per la difesa dell’ambiente e dei diritti umani, nati e cresciuti negli ambienti delle chiese.

Come ha notato lo storico berlinese Ilko-Sascha Kowalczu, per la popolazione della Germania orientale “le chiese sono state luoghi di formazione politica, un processo che ha abbattuto le barriere tra azione sociale rivolta all’interno della chiesa e azione che coinvolge l’intera società”.

Giustizia, pace e integrità del creato

Nel contesto del rivolgimento europeo, il processo ecumenico promosso dal CEC e chiamato Justice, Peace and the Integrity of Creation (JPIC) – Giustizia, pace e integrità del creato – ha costituito uno strumento che ha permesso l’emergere del dissenso. Il processo ecumenico JPIC è stato lanciato dal CEC nel 1983, in occasione dell’Assemblea generale svoltasi a Vancouver. In Europa, quel processo ha dato origine alla prima Assemblea ecumenica europea, svoltasi a Basilea, nel 1989, sostenuta dal CEC e dal Consiglio delle Conferenze episcopali (cattoliche romane) in Europa. Nella Germania dell’Est, il processo JPIC portò alla convocazione di un’ampia assemblea ecumenica che formulò domande precise, indirizzate al regime comunista, di cambiamento della società. E tutto questo solo sei mesi prima della caduta del Muro.

Contemporaneamente, l’Assemblea ecumenica di Basilea, cercò di offrire nuove prospettive teologiche e politiche al socialismo di Stato dell’Europa orientale e all’economia occidentale del libero mercato. Nel primo dei suoi appelli, essa chiamò entrambe a una conversione alla giustizia, alla pace e all’integrità del creato.

Appello alla conversione

L’appello scaturito dall’Assemblea di Basilea diceva: “Siamo posti di fronte a un processo di apprendimento e di cambiamento: dall’idolatria nei confronti della crescita economica e del potere economico, alla solidarietà nei confronti dei poveri e alla necessità di condividere il potere; dal tentativo di assicurare la pace mediante la minaccia e l’uso della forza, alla costruzione di un ordine di pace basato su rapporti di fiducia, cooperazione e disarmo; da un uso violento e dispotico delle risorse naturali, a un atteggiamento di solidarietà e collaborazione con il Creato”.

Le alternative identificate e proposte a Basilea furono messe in ombra dal precipitare degli eventi nell’Europa orientale nella seconda metà del 1989, dalla riunificazione delle due Germanie nel 1990 e dal collasso dell’Unione Sovietica.

Oggi, a 25 anni di distanza dalla caduta del Muro di Berlino, e mentre il trionfo del capitalismo basato sul libero mercato appare costruito su fondamenta vacillanti, quelle alternative possono costituire indicazioni utili per formulare nuove risposte da parte delle chiese. (Traduzione a cura di voceevangelica.ch)