Il CEC fa appello alla comunità internazionale: ‘Aumentare gli sforzi nella protezione dei rifugiati e sfollati’

Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese fa appello alla comunità internazionale

Roma, 27 novembre 2014 (NEV/CS60) – Con un appello rivolto alla comunità internazionale ad aumentare gli sforzi a favore della protezione di rifugiati e sfollati si è concluso ieri il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), svoltosi a Cipro.

In una dichiarazione resa nota ieri, il Comitato esecutivo – in rappresentanza di 345 chiese cristiane in 140 paesi per un totale di più di 500 milioni di credenti – si raccomanda con tutti i paesi affinché attuino misure speciali per proteggere e sostenere profughi e sfollati del Medio Oriente, e in particolare siriani, iracheni e palestinesi.

L’appello, prendendo spunto dal dettato biblico sull’accoglienza dello straniero, chiede maggiore sostegno finanziario e materiale per quei paesi che si trovano alle prese con popolazioni in fuga dai conflitti, ed esorta gli altri paesi a condividere in modo più equo gli sforzi che da mesi stanno sostenendo paesi come il Libano o la Giordania per l’accoglienza di profughi.

Il CEC chiede che si ponga fine ai conflitti per permettere a chi ha lasciato il proprio paese di farvi ritorno. Inoltre, esorta le parti in conflitto a “rispettare la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani e di osservare tutti i principi del diritto umanitario internazionale sulla protezione delle popolazioni civili”. Inoltre, chiede alla comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per evitare casi di apolidia tra le popolazioni in fuga e in particolare tra i minori, semplificando le procedure di registrazione e identificazione.

Il Comitato esecutivo del CEC invita le chiese membro ad approfondire la riflessione rifacendosi al documento “Accogliere lo straniero: affermazioni per i leader religiosi”, il primo nel suo genere sottoscritto l’anno scorso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) e da numerose organizzazioni religiose impegnate nella protezione dei migranti.

Ecumenismo. Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese riunito a Cipro

Il segretario generale Olav Fykse Tveit: “Cipro come tappa del pellegrinaggio di pace e giustizia”

Roma (NEV), 26 novembre 2014 – “Cipro è una tappa importante del pellegrinaggio di pace e giustizia”, ha dichiarato il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), nell’ambito delle sedute del Comitato esecutivo del CEC riunitosi dal 20 al 26 novembre nell’isola del Mediterraneo. Il programma “Pellegrinaggio di pace e giustizia”, promosso dalla decima Assemblea generale del CEC tenutasi a Busan (Corea del Sud) un anno fa, è “sia una via di lavoro del movimento ecumenico sia un modo per affrontare i nostri tempi che offrono nuove dimensioni, opportunità e pratiche”, ha spiegato Tveit. Con tale programma il CEC vuole raggiungere le zone del mondo interessate da conflitto e sofferenza. A questo proposito Tveit ha menzionato le iniziative in corso in Siria e in Iraq, in Ucraina, nella penisola coreana, in Israele e Palestina, in Nigeria, nel Sudsudan e nella Repubblica democratica del Congo.

Ieri il Comitato esecutivo del CEC ha incontrato presso la capitale Nicosia il presidente di Cipro, Nicos Anastasiades, discutendo di unità e pacificazione del Paese. “Questa nazione sta soffrendo per le conseguenze della crisi finanziaria e le crescenti tensioni che riguardano le risorse naturali del Mar Mediterraneo”, ha affermato Tveit. “Guarire le ferite causate dall’invasione turca di 40 anni fa è la sfida che abbiamo di fronte: la riconciliazione non è facile, ma dobbiamo lavorare per raggiungerla”, ha dichiarato per parte sua il metropolita Vasilios, membro del Comitato esecutivo del CEC e capo spirituale della diocesi di Costanza-Famagosta della Chiesa di Cipro, autocefala ortodossa.

Tra i programmi che vedono coinvolto il CEC, Tveit ha ricordato nel suo discorso al Comitato esecutivo la lotta all’HIV, il sostegno per le azioni volte ad arginare l’epidemia di Ebola, e la collaborazione, per la prima volta, con l’UNICEF per la promozione dei diritti dei bambini (vedi Telegrafo in questo numero). “Siamo chiamati a trovare nuove forme di unità nella solidarietà con cristiani che soffrono in diverse parti del mondo. Siamo chiamati all’unità per servire il mondo insieme nel desiderio di pace e giustizia, dono di Dio”, ha concluso Tveit.

Infine, il Comitato esecutivo del CEC ha nominato il nuovo direttore della comunicazione nella persona della luterana Marianne Ejdersten della Chiesa di Svezia.