Clima. Le organizzazioni ecumeniche mondiali deluse dai risultati della COP20 di Lima

Le iniziative organizzate dal Consiglio ecumenico delle chiese al Summit dei popoli

Roma (NEV), 17 dicembre 2014 – C’è delusione negli organismi ecumenici internazionali sugli esiti della XX Conferenza delle parti (COP20) sul cambiamento climatico tenutasi a Lima (Perù) dall’1 al 12 dicembre scorsi. Secondo la Conferenza delle chiese europee (KEK) e la Federazione luterana mondiale (FLM) il documento finale del summit non sarebbe all’altezza delle aspettative e lascerebbe troppe questioni aperte in vista della prossima COP21 che si terrà a Parigi nel dicembre del 2015.

Nei dodici giorni del summit la presenza delle chiese è stata ampia e qualificata. Una delegazione guidata dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha organizzato una serie di eventi a latere degli incontri ufficiali, offrendo un importante contributo al Summit dei popoli, il vertice non governativo tenutosi dall’8 all’11 dicembre nella capitale peruviana. Tra i vari appuntamenti, l’8 dicembre si è tenuto nella Casa metodista la tavola rotonda “Cristiani impegnati per la cura del creato” a cui hanno partecipato soprattutto esponenti della chiese membro del CEC in America Latina, il 9 l’incontro “Eco-teologia e dialogo interreligioso”, mentre il 10 si è discusso di “Cambiamento climatico come minaccia per i diritti umani: sfide e azioni”. Il lavoro delle chiese si è concentrato sul tema della giustizia climatica e si è basato, tra l’altro, su quanto già affermato nella Confessione di Accra sull’ingiustizia economica ed ecologica, approvata nel 2004 dall’allora Alleanza riformata mondiale (ARM), e sul documento formulato lo scorso mese di settembre a New York al termine di un incontro interreligioso sul clima, organizzato dal CEC.

Ritornando alle valutazioni sul summit ufficiale di Lima, la KEK ha definito scoraggianti le decisioni prese perché, secondo l’organizzazione ecumenica europea, hanno fallito nel mostrare significativi segni di progresso verso la Conferenza 2015 che dovrà trovare le forme di un accordo globale, ignorando troppi punti strategici. Dello stesso parere la FLM che, attraverso il proprio delegato a Lima, Martin Kopp, rilancia la mobilitazione delle chiese verso Parigi 2015. Una diversa opinione (vedi editoriale in questo numero) è stata invece espressa da Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione Globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI): “Nonostante tutto ritengo che l’indirizzo di questa COP costituisca uno spazio di azione da stimolare e insieme da preservare”.