Europa. A Riga rappresentanti di chiese incontrano la nuova presidenza UE

Tra i temi discussi: sicurezza, conflitti, libertà religiosa, cambiamento climatico, migrazioni

Roma (NEV), 21 gennaio 2015 – Nonostante la “grave preoccupazione per la sicurezza interna”, le chiese europee chiedono “il rispetto costante dei diritti e delle libertà dei cittadini dell‘Unione europea (UE)”: è quanto ha sottolineato a pochi giorni dall’inizio del semestre dell’UE presieduto dalla Lettonia una delegazione ecumenica europea di rappresentanti di chiese cristiane incontratasi con il ministro della giustizia lettone, Dzintars Rasnačs. “La crescente minaccia del terrorismo sul territorio dell’UE”, hanno convenuto i partecipanti all’incontro, avrà ripercussioni sulla “elaborazione della nuova strategia europea per la sicurezza e la prevenzione dei conflitti”.

Oltre alle tematiche securitarie e al rispetto degli standard internazionali dei diritti umani, giovedì 15 gennaio, i nove rappresentanti della Conferenza delle chiese europee (KEK) e della Commissione delle conferenze episcopali della comunità europea (COMECE), nel corso dell’incontro con il ministro Rasnačs hanno parlato anche di libertà religiosa, di cambiamenti climatici (specialmente in vista del summit ONU a Parigi previsto per il prossimo dicembre), di migrazioni e politica di vicinato nell’UE. In particolare i delegati hanno sottolineato l’importanza che riveste il dialogo in riferimento ai temi come il rispetto, la tolleranza e la pace in un’Europa sempre più diversificata.

In tema di migrazioni la discussione si è incentrata sulla responsabilità degli Stati membri di condividere il dovere di ospitalità verso i migranti provenienti da paesi terzi, ma i rappresentanti di chiese hanno anche sollecitato la presidenza UE “sulle esigenze specifiche dei cristiani in fuga dalle persecuzioni”.

A guidare la delegazione ecumenica erano il pastore Guy Liagre per la KEK e padre Patrick Daly per la COMECE. L’appuntamento tra le chiese e il paese di turno alla presidenza dell’UE è ormai una prassi costante a ogni cambio di presidenza.