Migranti morti in mare. Comunicato congiunto di CEC-KEK-CCME

Roma, 21 aprile 2015 (NEV/CS30) – Dopo la notizia dei 700 migranti annegati nel Canale di Sicilia, con un comunicato stampa congiunto rilasciato ieri, 20 aprile, tre organismi internazionali di chiese cristiane (anglicane, protestanti, ortodosse e vecchio-cattoliche) hanno lanciato un appello ai paesi membri dell’Unione europea, affinché venga messa in atto un’azione preventiva per evitare altre tragedie in mare, tra cui l’istituzione di corridoi umanitari verso l’Europa. Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), la Conferenza delle chiese europee (KEK) e la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) hanno espresso dolore per i morti, assicurando le loro preghiere ai famigliari, ma anche ai soccorritori e a chi è impegnato nell’accoglienza.

Di seguito il comunicato stampa congiunto (traduzione a cura di nev-notizie evangeliche):

Cordoglio delle chiese per i morti nel Mediterraneo e appello ad un’azione preventiva

(20 aprile 2015) – La Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), la Conferenza delle chiese europee (KEK) e il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) piangono l’annegamento di centinaia di migranti nel Mediterraneo. Si teme che siano morte oltre 700 persone in seguito al ribaltamento del loro barcone avvenuto poco oltre le acque libiche. Sono in atto sforzi di salvataggio e, stando alle notizie dei media, finora 28 sono i sopravvissuti.

“Ricordiamo in preghiera quelli che sono morti ed esprimiamo la più profonda simpatia alle loro famiglie”. “Deploriamo queste perdite”, ha affermato il segretario generale della KEK, pastore Guy Liagre, “e siamo profondamente rattristati da questa tragedia occorsa alle porte dell’Europa”. “Preghiamo anche per coloro che sono coinvolti nelle difficili missioni di salvataggio e di recupero”, ha detto.

“Questa catastrofe ci ricorda come nel Mediterraneo le guardie costiere italiane, maltesi e greche siano quotidianamente lasciati soli negli sforzi di recupero”. Reagendo a quest’ultima tragedia, seguita a tante altre, il segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit, ha chiamato ad una “rinnovata solidarietà e azione, nonché ad una ripresa e ad un rafforzamento della riposta europea collettiva. Chiediamo un maggiore impegno europeo nelle operazioni di ritrovamento e soccorso. E agli stati dell’Unione europea lanciamo un appello a contribuire in modo sostanziale e rapido a questi sforzi, affinché siano evitate in futuro altre perdite di persone che si avventurano in questo disperato attraversamento”, ha detto Tveit, che ha aggiunto: “Queste tragedie ci spronano ad accrescere i nostri sforzi nell’affrontare le cause alla base della povertà, dell’insicurezza sociale, e dei conflitti nei paesi dai quali provengono i migranti”.

“Solo corridoi legali e sicuri verso l’Europa possono aiutare a prevenire queste tragedie. Questo include un aumento dei reinsediamenti di rifugiati e una sospensione delle richieste di visti per le persone provenienti da paesi in conflitto, come la Siria e l’Eritrea. Servono ‘passaggi sicuri'”, ha detto Doris Peschke, segretario generale del CCME.