Povertà estrema. Impegno congiunto di leader religiosi e Banca mondiale

Roma (NEV), 22 aprile 2015 – “Per troppe persone al mondo non ci possono essere pace e giustizia senza che si ponga fine alla povertà che affligge loro e le loro comunità” ha dichiarato Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), in riferimento al documento “Porre fine alla povertà estrema: un imperativo morale e spirituale”, sottoscritto il 9 aprile scorso a Washington e nato dal lavoro del “Tavolo dei leader religiosi e responsabili di organizzazioni religiose” della Banca Mondiale.

“Per la prima volta nella storia dell’umanità – recita il testo – esiste la possibilità concreta e la responsabilità morale di riuscire a porre fine a queste condizioni di indigenza. La Banca Mondiale ha mostrato che è possibile raggiungere questo traguardo nei prossimi 15 anni. Noi delle comunità religiose ci riconosciamo in questo imperativo morale, perché crediamo che una società si misuri da come vivono i più deboli e i più vulnerabili. I nostri testi sacri ci chiamano a combattere le ingiustizie e aiutare i più sfortunati in mezzo a noi”.

Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, ha raccolto la sfida: “Abbiamo un obiettivo comune: liberare il mondo dalla povertà. Questi impegni giungono al momento opportuno e le nostre azioni congiunte possono dare forte impulso alle nostre politiche, ispirandole”.

Tra i numerosi firmatari, oltre al CEC e alla Banca Mondiale, anche l’ACT Alliance, ilSoccorso islamico internazionale, il Servizio mondiale degli ebrei americani, la Comunità di chiese protestanti in Europa (CCPE), Religions for Peace.

L’appello all’azione per sconfiggere la povertà estrema entro il 2030 ha anche un hashtag: #Faith2EndPoverty.