Diritti. Il Consiglio nazionale delle chiese Usa chiede una riforma del corpo della polizia

Nel Raduno dell'unità cristiana 2015, commemorato il genocidio armeno

Roma (NEV), 13 maggio 2015 – “I casi di violenza della polizia nei confronti di cittadini afroamericani non sono incidenti isolati, bensì un’emergenza nazionale che richiede risposte a livello federale, statale e locale”, a partire da una profonda riforma delle forze di polizia. E’ quanto si legge in un documento reso noto dal comitato direttivo del Consiglio nazionale delle chiese negli USA (NCCUSA) in occasione del Raduno per l’unità cristiana 2015, tenutosi a Hernod, presso Washington dal 7 al 9 maggio scorsi. L’uso della violenza da parte delle forze dell’ordine è stato uno dei temi al centro dei lavori dell’evento, organizzato dallo stesso NCCUSA. Secondo il sito mappingpoliceviolence.org, sono 304 i cittadini afroamericani uccisi da agenti di polizia nel 2014, un numero impressionanete rispetto al quale i casi eclatanti che partono da Ferguson, lo scorso agosto, e arrivano fino a Baltimora, qualche settimana fa, rappresentano la punta dell’iceberg. Per cambiare queste statistiche è necessaria una riforma generale del sistema giudiziario, a partire dalle forze di polizia. In particolare il documento del NCCUSA chiede di inserire nella formazione obbligatoria degli agenti corsi sulla trasformazione dei conflitti; di legare le gratificazioni ai dipartimenti di polizia non al numero di arresti ma in base all’efficacia delle loro strategie di vigilanza; inserire nell’equipaggiamento obbligatorio degli agenti delle telecamere di ordinanza; prevedere una specifica formazione per gli agenti riguardo alle diversità culturali e al modo di interagire con persone mentalmente disturbate.

Accanto a questo tema principale, il Raduno per l’unità cristiana ha avuto un altro momento significativo nel culto dedicato al genocidio armeno che ha raccolto, lo scorso 7 maggio, nella National Cathedral di Washington migliaia di persone, tra cui il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il presidente della Repubblcia armena, Serge Sarkisian. Presieduto da Karekin II, patriarca supremo e catholicos di tutti gli armeni, e da Aram I, catholicos della chiesa armena apostolica di Cilicia, il culto ha visto la predicazione del pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).