Corridoi umanitari. Parte a breve il progetto Marocco di FCEI e Sant’Egidio

Espressioni di apprezzamento per "Mediterranean Hope" da chiese in Europa

Roma (NEV), 20 maggio 2015 – In Marocco partirà a breve il progetto degli “Humanitarian Desk” copromosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) nell’ambito del suo programma “Mediterranean Hope” e dalla Comunità di Sant’Egidio. Si tratta di un progetto pilota per l’istituzione di corridoi umanitari, indirizzato a profughi particolarmente vulnerabili, che vogliano avanzare una richiesta di asilo in Europa.

Una delegazione congiunta FCEI-Sant’Egidio da oggi si trova nel paese Nordafricano con lo scopo di consolidare i rapporti intessuti in loco con i partner ecumenici del progetto, e per mettere a punto i dettagli tecnici e diplomatici. Il progetto, finanziato dall’otto per mille delle chiese metodiste e valdesi e dalla Comunità Sant’Egidio, giuridicamente si rifà al Codice comunitario dei visti, che all’art. 25 prevede la possibilità di concedere visti “per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali”, in deroga alle condizioni generali di ingresso.

Sono previsti due sportelli umanitari, uno a Tangeri, l’altro a Rabat. “Le ambasciate avranno un ruolo fondamentale con il compito di ricevere le richieste e riconoscere dei visti in regime di protezione umanitaria – spiega Massimo Aquilante, presidente della FCEI, a capo della delegazione ecumenica insieme a Daniela Pompei di Sant’Egidio -. Una volta ottenuto il visto, il soggetto richiedente potrà imbarcarsi su un volo regolare e, all’arrivo in Italia, richiedere asilo”. Senza la pretesa di risolvere l’annosa questione delle stragi in mare e del business degli scafisti, la proposta assume un significato politico: “La nostra è una proposta immediatamente praticabile e a costo zero per lo Stato. E con il contributo di 500mila euro dell’otto per mille valdese, sicuramente assai meno onerosa di Triton”, ha sottolineato Paolo Naso della Commissione studi della FCEI, membro della delegazione.

E intanto dall’Europa, alcune chiese hanno espresso apprezzamento per l’impegno della FCEI su questo fronte. Per la presidente della Chiesa evangelica della Westfalia (EKvW), pastora Annette Kurschus – convinta che ai profughi vadano garantiti passaggi sicuri e legali dall’Africa verso l’Unione Europa – quello dei corridoi umanitari è “un progetto che può essere preso a modello da altri stati europei”. Mentre il recente Sinodo della Chiesa protestante unita di Francia (EPUdF), nella discussione in aula sul tema delle migrazioni, ha fatto cenno proprio al progetto FCEI “Mediterranean Hope”, operativo da un anno a Lampedusa con un osservatorio sulle migrazioni mediterranee, e a Scicli (RG) con una “Casa delle culture”, e ora anche in Marocco.