Rifugiati. L’appello di KEK e CCME in vista della Giornata mondiale

Di Lecce: “Le frontiere sono la metafora di quel mondo-frontiera che è diventata l’Europa”

Roma (NEV), 17 giugno 2015 – Un invito a “ricordare in preghiera coloro che sono morti in viaggio verso l’Europa alla ricerca di una vita dignitosa”. Inizia così la lettera che la Conferenza delle chiese europee (KEK) e la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) hanno inviato alle chiese in vista del prossimo 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato.

In particolare, la missiva rinnova l’appello affinché, nei culti di domenica 21 giugno o in incontri ecumenici appositamente organizzati, le chiese dedichino momenti di preghiera alla memoria delle oltre 22.400 persone che dal 2000 al 2014 “hanno perso la vita affogate in mare o nei fiumi, soffocate nei container di camion o navi”. A questo scopo, sul sito del CCME è possibile trovare materiali liturgici in inglese e tedesco (www.ccme.be). Il Comitato direttivo della KEK ha inoltre diffuso un comunicato sui confini esterni dell’UE, approvato lo scorso 3 giugno (vedi Documentazione).

In una dichiarazione del Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), riunitosi in Armenia dal 7 al 12 giugno, invece si legge: “tutti i membri della comunità internazionale hanno l’obbligo morale e legale di salvare le vite di chi è in pericolo in mare o via terra, a prescindere dall’origine o status”. Il comunicato si conclude con l’invito ai membri e partner ecumenici del CEC “unitamente a tutte le persone di buona volontà, a promuovere una maggiore apertura e accoglienza per lo straniero e il prossimo che versa in condizioni di bisogno e pericolo”.

“Quest’anno la giornata mondiale del rifugiato la affidiamo alla drammatica attualità di questi giorni: le immagini di Roma, Milano e Ventimiglia dove persone in fuga cercano di oltrepassare la frontiera”, ha dichiarato Franca Di Lecce, direttore del Servizio rifugiati e migranti (SRM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ha proseguito: “Le frontiere e il loro attraversamento sono oggi la metafora di quel mondo-frontiera che è diventata l’Europa. Mentre i governi UE continuano incessantemente a concentrare gli sforzi sul dissuadere e bloccare gli ingressi, restringendo – fino ad annullarla – quella libertà di movimento, pilastro del progetto politico ed economico europeo, c’è una società civile che chiede e propone alternative. Una società civile che esprime solidarietà e la pratica concretamente nelle stazioni ferroviarie e nelle piazze nell’incontro umano con i rifugiati e migranti.”