Roma (NEV), 1 luglio 2015 – Qualcuno certo ricorderà le immagini dei TG che ritraevano il sindaco di Padova indicare perentorio il campanello dell’appartamento di via dei Leoni dove una sua concittadina ospitava, in piena legalità e a titolo gratuito, sei giovani profughi africani fuggiti da violenze e persecuzioni. Un episodio di ordinaria isteria, volta a impedire l’ospitalità agli stranieri nel centro della città. Ora i sei giovani hanno lasciato quella sistemazione e sono ospiti della locale chiesa metodista. “Cuori, menti e porte aperte: questo è il motto della nostra chiesa – ha spiegato la pastora Ulrike Jourdan in un articolo riportato dal Mattino di Padova –. Questo misto tra cuore e cervello che si aprono, alla fine porta a far aprire anche le porte”.
La decisione è stata presa con naturalezza e semplicità: “Talvolta Dio ci mette davanti le cose – racconta Jourdan -. Abbiamo letto delle difficoltà dei sei profughi ospitati in via Leoni; un appartamento dello stabile della nostra chiesa è rimasto vuoto: mettere insieme le cose è stato semplice”. L’elemento che più di altri ha convinto i metodisti padovani a offrire la loro ospitalità è stata la qualità dell’accompagnamento offerta dalla cooperativa “Percorso Vita” che segue i sei giovani. “So come lavora la cooperativa: le persone sono accompagnate in un percorso di formazione e non lasciate marcire chiuse in un appartamento”, ha concluso la pastora.